Corriere della Sera - La Lettura
La biennale che produce 27 film
Arrivata alla XV edizione, la Biennale de l’Image en Mouvement, presso il Centre d’Art Contemporain Genève, ha inaugurato, in giornate scandite da proiezioni e performance, per proseguire con l’esibizione delle opere — film e videoinstallazioni — fino al 29 gennaio 2017 (ingresso: 8 Chf, da martedì a domenica, ore 11-18, info: biennaleimagemouveme nt.ch). Curata dall’italiano Andrea Bellini, direttore del Centre, insieme a Cecilia Alemani, Caroline Bourgeois e Elvira Dyangani Ose, la Bim ricopre da questa edizione, partecipando finanziariamente alla produzione delle opere, un ruolo innovativo rispetto all’art cinema, ibrido che vive di una doppia circuitazione: i titoli passano sia in situazioni espositive che nei festival cinematografici. Non essendoci nessun vincolo tematico, dopo la selezione dei nomi il risultato è la coproduzione di 27 diverse visioni di altrettanti autori: tra questi, alcuni sono più vicini al cinema, come i documentaristi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti con l’enigmatico Spira Mirabilis, in concorso all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, o in bilico tra i due mondi, come Yuri Ancarani, che dall’arte è arrivato al grande schermo e che con The Challenge, dedicato al passatempo di ricchi beduini del Qatar, la falconeria, è stato premiato a Locarno. Tra i temi ricorrenti vi è la riflessione sul gender, come in Duilian di Wu Tsang, interpretato dall’androgina Boychild, film di lesbian kung fu che inscena la relazione tra la poetessa cinese Qiu Jin, giustiziata nel 1907, e l’amante Wu Zhiying. Diversi, infine, i lavori dove un primo sguardo documentaristico crea l’installazione con risultati a volte cinematograficamente classici, come in Exquisite Corpse di Kerry Tribe che segue in 51 minuti le 51 miglia del Los Angeles River, altre innovativi. È il caso della portoghese Salomé Lamas che in The Burial of the Dead osserva per 90 minuti — giocando su tre schermi con l’idea stessa di montaggio — gli abitanti de La Rinconada, miniera d’oro peruviana a 5.200 metri d’altezza dove la vita è un gelido inferno.