LEZIONI DI SIMPSON PENSIERO

Socrate, Platone… e Homer Simpson. Da anni i filosofi celebrano la creatura di Matt Groening. Nel 2001, la raccolta di saggi I Simpson e la filosofia, pubblicata in Italia da Isbn, era diventata un bestseller e adottata come libro di testo da alcuni atenei. E ora l’Università di Glasgow offre un corso d’introduzione alla filosofia dedicato alla sitcom più longeva della tv americana: D’oh! The Simpsons Introduce Philosophy. Un seminario di un giorno, che ha scatenato un interesse senza precedenti ed è già esaurito per le otto date del prossimo semestre. «I Simpson sono una parodia della condizione umana — dice a “la Lettura” John Donaldson, che tiene il corso — una serie ricchissima di temi filosofici». Con gli studenti esaminerà le azioni dei vari personaggi, chiedendosi se Aristotele li avrebbe considerati figure virtuose. Come Homer, che ha certamente delle défaillance morali — goloso, bugiardo, violento — ma è anche un marito fedele e padre devoto. O Bart, che finisce in una scuola per bambini prodigio dopo aver copiato un compito. Ma anche Ned Flanders, il vicino di casa per cui «moralmente giusto» significa «comandato da Dio». «Moralità, libero arbitrio, religione: il cartone comico è il veicolo ideale per la filosofia». Non è il primo a pensarlo, Donaldson. In un saggio del 2012, Julian Baggini, fondatore di «The Philosophers’ Magazine», sottolinea che mentre forme letterarie come la narrativa s’immergono nelle vite dei personaggi e non hanno quindi la distanza necessaria, la serie animata, proprio come la filosofia, si occupa del singolo solo in quanto «tipo». «La commedia, poi, è la forma artistica più vera, perché smonta ogni nostra illusione di saggezza. I Simpson fanno filosofia più dei filosofi. Nessuno meglio di loro denuncia l’assurdità della condizione umana e ci aiuta ad accettarla ridendo di noi stessi». Intanto, il successo dell’operazione ha spinto l’università a realizzare altri corsi sulla filosofia delle serie tv, da Westworld al Trono di Spade.