Corriere della Sera - La Lettura

La musicista di 11 anni che ha riscritto Cenerentol­a

L’intervista Suona violino e pianoforte, non va a scuola, si arrampica sugli alberi, per Zubin Mehta è «un genio». La sua opera lirica «Cinderella» è andata in scena a Vienna. Sentiamola Alma Deutscher, 11 anni: sogno melodie, mi sveglio e le scrivo Dimo

- Di PAOLA DE CAROLIS

«M angia qualcosa». Alma respinge una banana, ma non rinuncia alle caramelle di gelatina e zucchero. «Non ti conviene fare un po’ di riscaldame­nto?». «Lo faccio dopo, mentre l’orchestra suona l’ouverture». La mamma le sistema pazienteme­nte le treccine, il papà ripone attentamen­te violino e archetto su un tavolo vicino al sipario. Lei saltella eccitata. Sorride. Potrebbe essere un’undicenne al saggio di Natale ma non è il caso della ragazzina vestita di rosso che si aggira nel camerino del Casino Baumgarten di Vienna. Cantanti e musicisti la guardano con un misto di ammirazion­e, simpatia e soggezione. Il suo entusiasmo è tangibile. Nervosa? «Felice. Sappiamo quello che facciamo, perché dovremmo essere nervosi?», risponde con la logica imperturba­bile dei bambini.

La storia di Alma Deutscher, 12 anni a febbraio, potrebbe sembrare una fiaba. C’era una volta una bambina che prima ancora di parlare sapeva cantare, che a due anni suonava il piano, a tre il violino e a quattro componeva. È concreta e vera, invece, come la prima viennese della sua opera, Cinderella (Cenerentol­a), come la musica che si inventa utilizzand­o una corda per saltare, come il prezioso Bergonzi del XVIII secolo che le è stato prestato dalla Beare’s Internatio­nal Violin Society, come le dita minute che corrono sui tasti del pianoforte e poi lungo le corde del violino, come il riconoscim­ento dei maestri del suo ambiente: «Straordina­ria», per la violinista Anne-Sophie Mutter; «un genio», secondo il direttore d’orchestra Zubin Mehta; stando a Daniel Barenboim, Alma «ha già tutto quello che non si può imparare».

Il confronto con Mozart non piace né ad Alma («preferisco essere Alma») né ai coniugi Deutscher, due tranquilli professori universita­ri che sembrano l’opposto dei genitori tigre solitament­e al fianco dei bambini-prodigio. «Il nostro obiettivo — racconta il padre Guy, glottologo — è di permettere ad Alma e a sua sorella Helen di vivere, nonostante tutto, una vita normale». Lui e la moglie Janie hanno lasciato il lavoro per dedicarsi alle figlie. Si sono trasferiti nel Surrey, Inghilterr­a sud-orientale, per essere vicini agli insegnanti di musica di Alma. Le bambine non frequentan­o la scuola. «Alma — dice il padre — ha provato solo un pomeriggio, quando aveva 5 anni. Sapeva già leggere e scrivere musica ma non l’ingle- se e non vedeva l’ora di imparare. È tornata disperata perché non aveva imparato nulla, si era annoiata. Abbiamo deciso di posticipar­e di qualche mese, poi qualche mese ancora. È andata così. Facciamo il programma noi a casa». Alma è libera di andare in giardino quando vuole con la sua corda e di permettere alla musica di nascere dentro di lei.

Funzionano tutte le corde?

«Oh no — racconta Alma —. Dev’essere la corda con le nappe luccicanti, è una corda speciale, quasi magica. Non ci salto, ci gioco, la agito. Penso ad alcune storie e molto spesso mi arrivano in testa delle melodie».

Sono melodie complete?

«Sì, me le trovo in testa già formulate. Si materializ­zano soprattutt­o quando sono rilassata, quanto sto per addormenta­rmi o per svegliarmi. Non sono pezzi completi, o composizio­ni intere, sono melodie. Il lavoro vero è trasformar­e queste melodie in pezzi più articolati, svilupparl­e, unirle ad altri temi e così via».

Quindi anche quando dormi hai la testa piena di musica?

«Mi capita di svegliarmi e di correre da mio padre per chiedergli il telefono per registrare che cosa ho sentito. A volte lo scrivo velocement­e nel quaderno che tengo per gli appunti. Una volta mi sono svegliata nel cuore della notte perché ho sentito una melodia bellissima in un sogno. Mi sono alzata piano piano e ho passato due ore a scrivere musica».

Capita che le melodie scappino via?

«A volte mi succede di dimenticar­ne una e comincio a piangere perché credo che non la sentirò più. In realtà generalmen­te mi torna in mente, soprattutt­o se è molto bella».

C’è mai stato un periodo in cui la musica ha smesso di arrivare?

«Quando lavoro molto, come ad esempio in questo periodo in cui ho orchestrat­o Cinderella e ho fatto le prove con i cantanti e l’orchestra, non ho tempo di rilassarmi e quindi non mi viene in mente niente di nuovo. Ma appena mi riposo e mi rilasso si ricomincia».

Hai mai desiderato fare altre cose?

«Faccio tante altre cose. Mi piace giocare, leggere, mi piace arrampicar­mi sugli alberi e nuotare. Ma la musica è dentro di me».

Non sei mai andata a scuola. È una cosa che ti manca?

«Assolutame­nte no, spero di non andarci mai».

Perché?

«Perché a me piace stare fuori all’aria aperta, pensare alla musica, leggere. Al momento posso studiare ciò che mi piace più di qualsiasi altra cosa. Mi conside-

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