Corriere della Sera - La Lettura
Fatima, 1917-2017 La fede e le leggende
Cosa resta del messaggio che ha dato vita a un culto molto popolare. Il 13 maggio il pellegrinaggio del Papa
Il 13 maggio Papa Bergoglio andrà a Fatima per il centenario delle apparizioni e sarà il sesto pellegrinaggio di un Pontefice al santuario portoghese. Vi erano già stati Giovanni Battista Montini nel 1967, a mezzo secolo dall’evento, tre volte Karol Wojtyla, che ne era devoto, e una volta Benedetto XVI nel 2010. I Papi vanno a Fatima per due ragioni: perché là corrono i cattolici d’ogni Paese e perché il «segreto» di Fatima fa riferimento al vescovo di Roma.
Giovanni Paolo II si riconobbe in una delle figure del segreto, il vescovo vestito di bianco che viene ucciso da «un gruppo di soldati»; e andò a Fatima per ringraziare la Madonna d’averlo «maternamente protetto nella circostanza dell’attentato», come disse annunciando la prima delle tre visite. L’ incoraggiava a riconoscersi in quel vescovo martire il fatto che l’attentato era avvenuto il 13 maggio 1981, cioè nel giorno anniversario della prima delle apparizioni di Fatima. Andò a ringraziare la Vergine d’aver «deviato» il proiettile che quasi l’aveva ucciso e vi andò il 13 maggio 1982, a un anno dagli spari di Alì Agca. Vi tornò — sempre in quel giorno — nel 1991, a dieci anni dall’attentato, e nel 2000, quando proclamò beati due dei tre «pastorelli» destinatari delle apparizioni, Francesco e Giacinta.
Oltre al «messaggio di Fatima», che è un invito alla penitenza («Sacrificatevi per i peccatori e in riparazione delle offese fatte al cuore immacolato di Maria», avrebbe detto la Madonna in una delle apparizioni), c’è un «segreto di Fatima», che ha attirato la curiosità del mondo e ha fatto crescere leggende che hanno continuato a mettere fiori e foglie anche dopo la sua pubblicazione nell’anno 2000 per decisione di Papa Wojtyla. Nel maggio 1981 c’era stato persino un pirata dell’aria che aveva dirottato un aereo per chiedere la rivelazione del «segreto».
Le apparizioni sono sei, avvenute tra il 13 maggio e il 13 ottobre 1917. Così la prima di esse è descritta nel volume Le meraviglie di Fatima, del gesuita Luis Gonzaga Da Fonseca, scritto nel 1945 e che in italiano ha avuto 32 edizioni presso la San Paolo: «Il 13 maggio 1917 tre pastorelli di Aljustrel erano usciti come al solito a pascolare sul monte i greggi delle loro famiglie. Erano essi Lucia di Gesù e i suoi cugini Francesco e Giacinta Marto, la prima di 10, e gli altri due di 9 e di 7 anni (...). Ad un tratto un lampo li abbagliò. Spaventati guardarono il cielo: non v’era nemmeno una nube e il sole era splendente (...). Dinanzi a loro, a due passi di distanza, su un piccolo verdeggiante elce, alto poco più di un metro, scorgono una bellissima signora, tutta luce, più splendente del sole, la quale con un grazioso gesto li rassicura dicendo: non abbiate paura, non voglio farvi alcun male».
All’ultima apparizione assistettero settemila persone. Tutti videro il «prodigio del sole»: «Ruotava su se stesso, simile a una grande ruota di fuoco, gettando raggi di luce di diversi colori nel cielo e sui presenti».
Dopo un lungo processo canonico, nel 1930 il vescovo di Leiria, la diocesi dove si trova il luogo delle apparizioni, le dichiarò «degne di fede» e autorizzò il culto della «Madonna di Fatima». Tutto qui: nel documento del vescovo non vi è accenno a nessun «segreto».
Del «segreto» si comincerà a parlare molti anni più tardi, con la divulgazione delle memorie scritte di Lucia, divenuta suora di Santa Dorotea nel 1928 e poi Carmelitana nel 1947. Per affermazione della stessa Lucia non si tratta di tre segreti, ma di un «unico segreto» che si divide in tre parti. La prima riguarda i tre veggenti: la Vergine avrebbe preannunciato la morte precoce di Francesco e Giacinta (il primo morì nel 1919, la seconda nel 1920) e la sopravvivenza di Lucia: «Tu devi rimanere quaggiù più a lungo». Morirà nel 2005.
La seconda parte, scritta da Lucia nel 1941, contiene la famosa predizione sulla conversione della Russia: «Se ascolteranno le mie esortazioni la Russia si convertirà e avranno la pace, altrimenti diffonderà i suoi errori nel mondo intero promuovendo guerre e persecuzioni contro la Chiesa, i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto e varie nazioni saranno annientate». Questa parte fu pubblicata invece per iniziativa del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster nel 1942.
La terza parte, scritta nel gennaio 1944, arrivò sigillata in Vaticano nel 1957. La lessero i Papi Roncalli e Montini nel 1959 e nel 1965 e decisero di lasciarla inedita. Sarà pubblicata nel 2000 in un fascicolo di 44 pagine, intitolato Il messaggio di Fatima, che contiene anche un «commento teologico» del cardinale Joseph Ratzinger, che allora era prefetto alla dottrina della fede.
Il «segreto» è di una sola pagina e descrive la visione di un angelo con una «spada di fuoco», che sembra «incendiare il mondo», ma che la Madonna trattiene con il gesto della mano. L’angelo invita «con voce forte» l’umanità a fare «penitenza». Ed ecco un «vescovo vestito di bianco» che sale una «montagna ripida», attraversa «una grande città mezza in rovina» e prega per i caduti che lo circondano. Giunto alla cima del monte «venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce». Con il sangue suo e degli altri martiri, gli angeli «irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio».
Al momento della pubblicazione fu chiesto a Ratzinger come mai si fosse aspettato tanto a rivelare il «segreto» e rispose che prima dell’attentato al Papa esso «non parlava, non era comprensibile». Quel giorno alla conferenza stampa di presentazione partecipava anche l’arcivescovo Tarcisio Bertone, poi cardinale, che per incarico del Papa era andato a Coimbra a interrogare suor Lucia. Sulla base di quel colloquio affermò che la suora riconosceva la propria grafia e il racconto da lei redatto 56 anni prima e assicurava che quel foglio conteneva tutto ciò che le era stato comunicato nell’apparizione.
Ma gli appassionati di Fatima, detti per satira «fatimiti», continuano a giurare che c’è una parte del segreto che per decisione vaticana sarebbe restata inedita perché «compromettente», in quanto prevederebbe lotte nella Chiesa e cataclismi nel mondo.