Corriere della Sera - La Lettura

Ma quale isolamento: millenni di strade

- Dal nostro corrispond­ente a Parigi STEFANO MONTEFIORI

Al museo sulle arti primitive Jacques Chirac - Quai Branly di Parigi, il 31 gennaio si apre l’esposizion­e L’Afrique des routes, l’Africa delle strade o delle rotte, 300 pezzi tra sculture, pezzi d’artigianat­o e dipinti che testimonia­no dei rapporti intensi tra il continente e le altre regioni del globo. Un luogo comune pretende che l’Africa sia rimasta isolata per secoli, e questa convinzion­e è sembrata essere alla base anche dell’intervento dell’allora presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy quando, anni fa a Dakar, pronunciò un discorso — rimasto celebre per le critiche e le polemiche — nel quale sosteneva che «l’Uomo africano non è entrato nella Storia». La mostra al museo del Quai Branly vuole dimostrare il contrario: da 5 millenni prima di Cristo a oggi, attraverso le rotte fluviali, terrestri o marittime, l’Africa è stata ed è al centro degli scambi con l’Europa e l’America. Dall’arte rupestre del Sahara alle porcellane cinesi del Madagascar, dai culti africani candomblé dell’America del Sud alle opere di arte contempora­nea. La mostra è anche un percorso tra le varie città con le quali noi europei siamo venuti in contatto: da Cartagine a Leptis Magna, da Timbuctu a Benin City, dove i portoghesi entrarono nel 1486 e che nel Seicento divenne più grande di Lisbona. Gli africani hanno sempre avuto rapporti con il resto del mondo perché avevano bisogno di sale, che scambiavan­o per ferro e oro. L’avorio africano fu importato in Occidente fin dall’antichità ma le relazioni nei due sensi non furono ovviamente solo commercial­i. Oltre alla tragedia dello schiavismo, praticato ai danni delle popolazion­i subsaharia­ne dagli europei ma anche dai nordafrica­ni, la mostra indaga i rapporti religiosi e spirituali fino alla fioritura artistica contempora­nea e alle rotte migratorie che, prima dei drammi degli ultimi anni, portarono in Europa la manodopera della quale le nostre fabbriche avevano bisogno.

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