Corriere della Sera - La Lettura
Nella setta degli adoratori di Dylan
Il divertito romanzo di Giovanni Mastrangelo su un gruppo spirituale non vero ma verosimile
California, inizio anni Ottanta, l’immaginaria Viners’ Brotherhood è un Centro Sperimentale di Evoluzione Interiore che sta crescendo, una setta new age in cui si uniscono spiritualità e agricoltura animata dall’ambiguo Gordon, bello, dagli occhi sempre sereni, in bilico tra guida e ciarlatano. Un culto che negli anni Zero è arrivato in Borsa e ha scuole ovunque, ma che rischia d’essere distrutto dagli scandali sessuali legati all’omosessualità del Maestro.
Ricostruendo l’evoluzione e le sorti della confraternita lungo un arco di trent’anni Giovanni Mastrangelo ne Il sistema di Gordon usa un caleidoscopio di testimonianze, affidate a discepoli ed ex discepoli che si alternano nei diversi capitoli, dal ritmo e dalla costruzione ben calibrata. Una sorta di esame di coscienza di gruppo che avviene nel momento in cui le accuse rischiano di farne saltare il leader ma che ne ripercorre insieme il culto e gli episodi chiave attraverso personaggi bizzarri: da Antonio, ex tossico che da Lodi è finito nella setta, all’affascinante pornoattrice Lilly Pingpong, da Richard Fargo, che morirà di Aids, a Susan, la più anziana delle fondatrici.
Sono solo alcune delle voci ricorrenti che immergono il letto- re nella vita di chi crede nel «Sistema» insegnato da Gordon che raccoglie in sé gli stimoli della mistica di Georges Gurdjieff ma anche quelli del rock di Bob Dylan. La sua poetica, infatti, fa da guida a molti di loro, da Antonio che ascolta Like a Rolling Stone in una cabina audio e decide della sua vita, a Walter che ne analizza i versi come fossero testi biblici, a Susan che dice: «Molti dei testi delle sue canzoni diventavano metafore per parlare di ricerca interiore come se l’America non fosse un luogo solo geografico ma rappresentasse il nostro mondo interno che era da esplorare come le praterie, le montagne e le pia- nure, i laghi e le città».
È così che, oltre a un’epica discesa dopo giorni di veglia nel Grand Canyon di alcuni personaggi, l’episodio portante del libro è l’attesa che si scatena quando Gordon annuncia che Dylan arriverà nella confraternita. La notizia sconvolge i ritmi della comunità e tutti non aspettano altro, tanto che Gordon li costringe invano a un esercizio: non nominare né pensare a Dylan e alle sue canzoni fino al momento previsto per il suo arrivo. L’attesa diventa quasi messianica e non si può dire come si comporterà il Menestrello, ma l’autore gioca bene la sua passione per Dylan distribuendola tra i personaggi in un romanzo apparso prima dell’annuncio del Nobel. Gli adepti della Viner’s non sono certo formali come gli Accademici di Svezia e danno corpo a un’altra fondamentale vena che Dylan ha mosso: quella
freak, gioiosamente e consapevolmente fuori dalla società.
Mastrangelo, che con la spiritualità ha un dialogo dai tempi de
Il piccolo Buddha (1994), nato dal lavoro per il film di Bernardo Bertolucci, di quella dimensione alienata fa una narrazione brillante, talvolta divertita, in cui si intuisce che il vero sistema, in fondo, non è quello insegnato da Gordon, ma quello formato dalle prime persone che hanno creduto in lui.