Ho imparato a chiedere i kilowatt a chi abita intorno al palco (se serve)

Fonico, tecnico luci, tecnico video. In una parola: service. Fernando Gaspari, pescarese, 57 anni, ha abbracciato questo lavoro nel 2002, dopo aver vissuto a lungo in Canada e in Puglia. «Nel 1997 ho rilevato il Kabala, a Pescara», racconta. Locale dove Gaspari ha scritto un pezzo di storia del jazz nel nostro Paese. «Sul mio palco c’erano Lee Konitz, Danilo Rea, Fabrizio Bosso. Ma già nel 1988 fu da noi Chet Baker, 3 mesi prima che morisse». Nel 2002, giù il sipario: «I bar si erano presi il centro di Pescara — racconta Gaspari — e così chiusi il locale e mi ritrovai due casse da 500 watt, due monitor, un mix, microfoni, qualche luce». E via col service: teatri, concerti, conferenze. «Ho lavorato con Nada, Barrington Levy, James Senese, Enrico Ruggeri, persona gentilissima». Il più capriccioso? «Loredana Bertè: strillava a tutti, diceva di non sentire la sua voce». I ben noti «problemi tecnici». «Una sera mi trovo in un piccolo centro, San Valentino in Abruzzo Citeriore (Pescara), con 20 kilowatt e senza prese elettriche. Ci siamo attaccati alle case intorno, con l’aiuto di mezzo paese», dice Gaspari. Che ha tante spese e incassi faticosi. «Compri, rompi e ricompri. I soldi — dice — sono un problema: i nostri giovani musicisti non hanno un euro per la corda della chitarra, ma le band svedesi ti fanno firmare un foglio, poi lo portano in patria e lo Stato rimborsa loro viaggio e cachet». Le schede tecniche delle band sono un capitolo a parte. «C’è chi chiede solo quel tipo di merendina, albergo minimo 4 stelle, marche precise per liquori, mixer, microfoni». Ma c’è pure da commuoversi. «L’altro giorno ho lavorato per Irida, una ragazza albanese che suonando la viola ci ha raccontato la sua vita da immigrata. Ho pianto al mixer. Che bello».

Fernando Gaspari, 57 anni, pescarese: fonico, tecnico delle luci, lavora con un suo service