Corriere della Sera - La Lettura
Addio gene della coda Come mutò il cavalluccio marino
Oggetto di opere artistiche e protagonista negli acquari, è sicuramente il pesce più strano, con lo sviluppo corporeo in verticale, il muso tubolare, le placche ossee difensive, la perdita dei denti e delle pinne ventrali e caudali. Il cavalluccio marino è noto anche per altre bizzarrie, come la gravidanza maschile: le uova sono incubate dai maschi e si schiudono in una tasca ventrale apposita. La biblioteca, in rapida espansione, dei genomi animali si arricchisce adesso del suo contributo. Ora conosciamo infatti il genoma del cavalluccio marino tigre, la specie asiatica Hippocampus
comes, pubblicato sulla rivista Nature con tanto di copertina. La sua analisi offre molte conferme su come funziona l’evoluzione, attivando, disattivando e modificando i geni. Per cominciare, non è stato trovato un gene che regola lo sviluppo della pinna caudale. Grazie a tecniche di
editing genetico i ricercatori (capitanati da Axel Meyer a Costanza e da Byrappa Venkatesh a Singapore) lo hanno disattivato in altri pesci, osservando che non sviluppavano più la pinna caudale: grazie a questa conferma si è capito come il cavalluccio marino perse la coda. L’evoluzione, insomma, si può oggi rifare in laboratorio. Il gene connesso alla schiusa delle uova è invece fortemente amplificato, ma non nelle femmine come di solito, bensì nei maschi. Ben 700 altri geni sono regolati in modo differente rispetto agli altri pesci (si sono persi quelli per i denti, ma funzionano più del solito quelli per la vista), segno di una rapida riorganizzazione del genoma che, attraverso tassi di mutazione elevati, ha portato alla morfologia specializzata e unica di questo animale. L’evoluzione lavora così, come un che duplica ciò che già esiste e lo riutilizza per una funzione diversa: è una strategia che può accelerare il processo evolutivo, in questo caso rivoluzionando il corpo di un pesce da capo a coda.