Corriere della Sera - La Lettura
Così il contesto sociale influenza i processi biologici
L’organismo materno, e poi l’aria, la famiglia, la scuola, il reddito: tutto contribuisce a determinare le nostre aspettative di vita
La «transizione socio-biologica» è stata preconizzata da Rudolf Virchow (1821-1902) nel corso di una epidemia di tifo nel 1848 con la sua visione della patologia quale strumento per capire il legame tra condizioni sociali e malattie: la vera terapia per le malattie consiste nell’assicurare educazione, istruzione, prosperità economica e libertà. Per queste affermazioni il governo prussiano lo isolò e non ricevette il premio Nobel nel 1902.
Il contesto sociale nel quale si sviluppa la storia del ciclo vitale degli individui è capace di influenzare molti processi biologici e così il sociale si «incarna» nel biologico e si trasmette da una generazione all’altra. Il modello del «periodo critico» (Emily Underwood, Can disparities be Deadly?, «Science» 2014, volume 344, pagine 829-831) spiega le differenze in salute osservate nelle varie classi sociali in dipendenza dell’esposizione differenziale di ciascuna fase dello sviluppo biologico a specifici fattori negativi: deprivazione, malattie, comporta- menti rischiosi quali fumo, diete sbilanciate, uso di droghe... Dalla sempre più accentuata asimmetria nella distribuzione delle risorse economiche (determinanti le fasce sociali) deriva il necessario contributo dei biologi alla riflessione che va sviluppata con scienziati sociali, economisti, decisori politici, uomini del diritto, filosofi, comunicatori dei media, nessun pensatore escluso (vedi «la Lettura» #269 del 22 gennaio).
Nello sviluppo del ciclo vitale di un individuo (cellule germinali - embrione - feto - giovane - adulto - «senescente» - cellule germinali - embrione...) le cellule, i tessuti, gli organi sono esposti a diversi ambienti. Il termine ambiente va considerato nella più ampia accezione: per le cellule germinali è ambiente l’ovario o il testicolo, per l’embrione l’organismo materno, per i nuovi individui l’aria, l’acqua, la famiglia, la scuola... La prima fase dello sviluppo, dal concepimento alla precoce vita in- trauterina sino all’adolescenza, è un periodo di crescita e sviluppo da una singola cellula uovo fecondata a un individuo adulto. La seconda fase, all’incirca dopo i vent’anni, è un periodo di declino dal massimo momento di crescita alla perdita di funzione, alle malattie e alla morte. Il genoma (Dna) nelle diverse fasi dello sviluppo è esposto a una varietà di agenti chimici e fisici (xenobionti); l’ambiente sociale (censo, famiglia, scuola, religione, cultura...) ne influenza in modo determinante il grado di esposizione e la struttura sociale tende a veicolare continuità di vantaggi o svantaggi: sono ben noti sia l’arresto della crescita in altezza dovuto a deprivazioni emotive o nutrizionali degli infanti sia le marcate differenze in longevità, aspettativa di vita in buona salute e forma fisica in età avanzata in relazione alla classe sociale.
Le ricerche sono rivolte a chiarire i meccanismi attraverso i quali «il sociale entra nella pelle e si fa biologia»; come la classe sociale entra nelle molecole, nelle cellule. Alcuni dei più robusti archivi di dati riguardano gli studi longitudinali effettuati su diverse malattie (si veda Uk Economic and Social Research Council e Usa National Institute on Aging). Classico lo studio sugli effetti della deprivazione sociale sulle traiettorie di salute nei pazienti affetti da fibrosi cistica: considerando che non vi sono differenze socioeconomiche nella incidenza di fibrosi cistica, poiché la malattia ha una origine genetica, si possono evidenziare traiettorie sociali ben precise per le condizioni patologiche della malattia in dipendenza del grado di deprivazione sociale, accesso al sistema delle cure e stato occupazionale.
I dati rivelano aspetti drammatici della transizione socio-biologica: i pazienti più agiati dimostrano una migliore funzione polmonare e una minore colonizzazione da parte del batterio Pseudomonas aeruginosa (prima causa di gravi infezioni polmonari in questi pazienti), i trattamenti terapeutici differiscono fortemente in base al gruppo sociale e le ineguaglianze vanno sempre aumentando (opportunità di lavoro, severità della patologia, tempi di ospedalizzazione...).
Anche lo studio delle relazioni tra massa corporea e salute cardio-metabolica rivela la relazione tra peso (nelle diverse fasi dello sviluppo, da quelle gestazionali a quelle dell’adulto) e rischio coronarico con traiettorie di esito marcatamente diverse in base alla classe sociale.