Corriere della Sera - La Lettura
Con l’aiuto dei «corridoi verdi» Homo sapiens superò il Sahara
Secondo le stime dell’Onu, entro la metà del secolo più di 200 milioni di persone saranno costrette a lasciare i loro luoghi d’origine a causa dei cambiamenti climatici. Il tema dei «migranti ambientali» sta entrando solo ora nei documenti ufficiali, ma è una storia antichissima. Il nesso tra migrazioni e clima è infatti alla base dell’evoluzione umana, come confermato di recente su «Nature» da Axel Timmermann e Tobias Friedrich. Grazie a nuovi modelli che integrano i dati archeologici, fossili e genetici con una grande quantità di rilevazioni paleo-climatologiche (variazioni orbitali e oscillazioni climatiche, effetti di eruzioni vulcaniche, fluttuazioni nei livelli dei mari, spostamenti delle fasce di vegetazione), gli scienziati sono giunti alla conclusione che i cambiamenti climatici sono stati il motore principale del popolamento del pianeta e in particolare delle migrazioni di Homo sapiens fuori dall’Africa a partire da 120 mila anni fa. Di particolare importanza furono i corridoi verdi, ricchi di risorse, che si formarono a intermittenza nella regione sahariana e nella penisola arabica durante le fasi climatiche più umide, permettendo la fuoriuscita dall’Africa e la dispersione in Eurasia dei nostri antenati. L’ultima di queste espansioni si verificò tra 59 e 47 mila anni fa. Anche i tracciati di diffusione successivi, verso sud-est asiatico e Australia intorno a 50 mila anni fa, verso l’Europa di 45 mila anni fa, e poi verso l’Asia settentrionale e le Americhe, sono in stretta connessione con le oscillazioni climatiche. A quel tempo si spostavano sparuti gruppi di cacciatori raccoglitori, nulla in confronto alle masse in movimento previste nei prossimi decenni.