Corriere della Sera - La Lettura
Due Paolo di Tarso (forse tre)
Il problema delle sfasature tra Lettere e Atti
Uno dei problemi che più hanno richiamato l’attenzione degli studiosi del Nuovo Testamento è la differente immagine di Paolo che emerge dalle sue lettere rispetto a quella presentata dagli Atti degli apostoli, che pure gli dedicano un grande spazio. Ancora, tra le stesse epistole paoline la maggior parte degli storici distingue alcune, che sono sicuramente opera dell’«apostolo delle genti», da altre scritte invece, richiamandosi all’insegnamento del maestro, dai suoi discepoli, che però per questo, secondo una prassi comune nel mondo antico, non hanno esitato a farle circolare sotto il suo nome.
Introduce a questi problemi il libro Paolo negli Atti e Paolo nelle Lettere (Claudiana) di Daniel Marguerat, a lungo docente all’Università di Losanna. Nella sua ricostruzione, le lettere autentiche di Paolo rappresentano solo un aspetto della sua attività, che dopo la sua morte qualcuno tra i collaboratori si impegnò a raccogliere e organizzare in un corpus documentario, poi confluito nel Nuovo Testamento. Altri, invece, a partire da esse elaborarono le dottrine, soprattutto ecclesiologiche, che compaiono nelle lettere pseudo-paoline. Infine, per il racconto degli Atti, Luca sarebbe partito da tradizioni biografiche sull’apostolo trasmesse oralmente dai discepoli per mantenerne viva la memoria non tanto come scrittore o maestro, quanto come annunciatore del Vangelo e fondatore di comunità; da queste diverse finalità, nascerebbero differenze e contraddizioni rilevate dai moderni esegeti.