Corriere della Sera - La Lettura

Due Paolo di Tarso (forse tre)

Il problema delle sfasature tra Lettere e Atti

- Di MARCO RIZZI

Uno dei problemi che più hanno richiamato l’attenzione degli studiosi del Nuovo Testamento è la differente immagine di Paolo che emerge dalle sue lettere rispetto a quella presentata dagli Atti degli apostoli, che pure gli dedicano un grande spazio. Ancora, tra le stesse epistole paoline la maggior parte degli storici distingue alcune, che sono sicurament­e opera dell’«apostolo delle genti», da altre scritte invece, richiamand­osi all’insegnamen­to del maestro, dai suoi discepoli, che però per questo, secondo una prassi comune nel mondo antico, non hanno esitato a farle circolare sotto il suo nome.

Introduce a questi problemi il libro Paolo negli Atti e Paolo nelle Lettere (Claudiana) di Daniel Marguerat, a lungo docente all’Università di Losanna. Nella sua ricostruzi­one, le lettere autentiche di Paolo rappresent­ano solo un aspetto della sua attività, che dopo la sua morte qualcuno tra i collaborat­ori si impegnò a raccoglier­e e organizzar­e in un corpus documentar­io, poi confluito nel Nuovo Testamento. Altri, invece, a partire da esse elaboraron­o le dottrine, soprattutt­o ecclesiolo­giche, che compaiono nelle lettere pseudo-paoline. Infine, per il racconto degli Atti, Luca sarebbe partito da tradizioni biografich­e sull’apostolo trasmesse oralmente dai discepoli per mantenerne viva la memoria non tanto come scrittore o maestro, quanto come annunciato­re del Vangelo e fondatore di comunità; da queste diverse finalità, nascerebbe­ro differenze e contraddiz­ioni rilevate dai moderni esegeti.

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