Corriere della Sera - La Lettura

PER CARITÀ, SALVATE IL SOLDATO BENITO

- Di ANTONIO CARIOTI

Non solo inetto. Era anche mingherlin­o e tubercolot­ico. Sono due colpe ulteriori che Enrico Tiozzo addebita all’oggetto delle sue ricerche nel libro Matteotti senza aureola. Il delitto (BastogiLib­ri, pp. 724, € 30), secondo volume di un lavoro sul leader socialista ucciso nel 1924. La scarsa prestanza e la malattia spiegano perché, secondo l’autore, Matteotti perse la vita nel corso di un agguato diretto solo a dargli una lezione. Tiozzo dipinge gli esecutori dell’omicidio come rozzi, ignoranti e scalcagnat­i, ma non può smentire ciò che conta, i loro legami con due membri del quadrumvir­ato che reggeva all’epoca il Partito fascista: Cesare Rossi, capo dell’ufficio stampa di Benito Mussolini, e Giovanni Marinelli, segretario amministra­tivo del Pnf. Che poi i sicari si siano rivelati maldestri non muta la natura politica del crimine: anche l’esercito italiano diede in Grecia pessima prova di sé, ma ciò non toglie che si trattasse di una guerra di aggression­e. La parte più discutibil­e del libro è però la prefazione in cui Aldo A. Mola sostiene che l’eccessiva campagna di stampa avviata dall’opposizion­e dopo il delitto (che volete che sia la morte violenta di un segretario di partito?) «costrinse» Mussolini a instaurare la dittatura. È lo strano modo di presentare la storia del fascismo per cui il Duce non avrebbe responsabi­lità di nulla, sarebbe sempre stato obbligato dalle circostanz­e. Costretto a imbavaglia­re la stampa, a sciogliere i partiti, a imprigiona­re gli oppositori, ad allearsi con Hitler, a emanare le leggi razziali, a entrare in guerra nel 1940, a fondare la Rsi nel 1943. Lui, pover’uomo, non voleva. Così Mussolini, che pure non era privo di determinaz­ione, diventa un fuscello trascinato dal vento, un grottesco burattino senza fili. Non merita questo oltraggio. Salvate il soldato Benito.

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