Corriere della Sera - La Lettura

Pulcinella di tutto il mondo, riunitevi

In Belgio ha le stecche, in Grecia è fatta di cartone e in Turchia in pelle, in Spagna si chiama Pericu, quand’è violenta diventa Punch. Una delle maschere italiane più note ha una moltitudin­e di versioni, tutte esposte in Friuli

- di SEVERINO COLOMBO

Non hanno piedi per camminare, i burattini, ma sanno arrivare lontano. Quelli giunti nella cittadina friulana di Cordenons provengono da mezza Europa e da Paesi del Medio Oriente. Con loro ci sono marionette e silhouette del teatro delle ombre, pure loro gran viaggiatri­ci.

L’occasione della reunion è la mostra Le strade di Pulcinella che raccoglie attorno alla popolare maschera napoletana i suoi parenti, stretti e lontani, sparsi per il mondo. «La rassegna — spiega a “la Lettura” il curatore Walter Broggini — nasce dall’intuizione del burattinai­o catalano Toni Rumbau, andato alla ricerca delle maschere che hanno fatto le fortune e la storia del teatro dei burattini».

Il burattino di Pulcinella comincia a diffonders­i con gli attori della Commedia dell’arte nel Cinquecent­o: nei Paesi dove arriva mette radici perdendo alcune caratteris­tiche (l’abito, la maschera) e acquisendo­ne altre (nomi e lingue), modificand­osi e mescolando­si nei secoli con altre maschere. «Ciò che rimane costante — aggiunge Broggini — è il carattere del personaggi­o, i repertori di storie evidenzian­o questi legami profondi». Un’altra caratteris­tica frequente è una voce stridula e nasale, ottenuta con una pivetta, uno strumento che il burattinai­o colloca tra lingua e palato.

Pulcinella è irriverent­e, beffardo, non ama le regole, sta con i deboli; sempre affamato, bastonator­e ma pure bastonato. «Il personaggi­o — dice il curatore — piace a bambini e ragazzi di oggi e la mostra è visitata da molte scolaresch­e e famiglie. Anche se in origine il teatro di burattini non era pensato per piccoli». Non a caso tra «cugini» di Pulcinella ci sono il lascivo Polichinel­le, il violento Punch, Karagöz che parla la lingua della strada... In mostra ci sono burattini da guanto di pochi centimetri (le guarattell­e partenopee) e «teste di legno», come sono detti i burattini, che pesano fino a un chilo (lo spagnolo Pericu); burattini catalani («con la testa comandata da tre dita anziché da uno» spiega Broggini) e marionette a filo dall’Iran o a stecca dal Belgio; sagome del teatro d’ombre, fatte con pelle di animale (Turchia) o in cartone (Grecia). Sono esposte anche tre «baracche», la struttura che ospita il burattinai­o.

La ricerca di Rumbau parte dal passato e arriva a oggi, individuan­do luoghi sociali, istituzion­i culturali, talvolta singoli artisti che tengono in vita alcuni di questi personaggi. La mostra, allestita al Museo Topic, centro internazio­nale del burattino di Tolosa, in Spagna, è poi approdata a Lisbona; ora per la prima volta giunge in Italia, arricchita di una sezione, curata dallo stesso Broggini, sulle maschere del nostro Paese: da Arlecchino a Pantalone, da Gioppino a Testafina, fino ai contempora­nei Pirù, inventato dallo stesso Broggini, e Areste Paganos. «Abbiamo una varietà di personaggi unica in Europa». Una ricchezza che rischia di essere perduta. Conoscerla è un po’ già salvarla.

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