Corriere della Sera - La Lettura
’99 I nuovi ragazzi del Giro il mondo (e cresco) grazie ai numeri
«Tutta la mia vita finora è stata un avvicinamento alla matematica». Federico Viola, vincitore delle ultime Olimpiadi dedicate alla disciplina, nella squadra italiana che ha partecipato alla fase internazionale a Hong Kong, ha 17 anni (ne compirà 18 il 21 novembre) ma parla già con saggezza, mostrando la capacità di guardarsi da fuori dei ragazzi straordinariamente intelligenti. Di chi, dotato di un talento speciale, il suo dono ha dovuto imparare, fin da giovanissimo, a gestirlo e metterlo a frutto.
Studente al quarto anno del liceo scientifico «Augusto Righi» di Roma — la città dove è nato e vive con i genitori, entrambi laureati in Fisica, e due fratelli più piccoli —, Federico racconta di aver sempre avuto la «fissa per i numeri». «Si capiva che ero portato per la matematica, ma questa potenzialità non riuscivo a esprimerla». A incanalarla, come l’energia di un fiume che deve ancora scavare il suo letto. Accade alle medie, quando partecipa ai Giochi matematici organizzati dalla Bocconi, arrivando alla fase internazionale a Parigi, e poi alle superiori con le Olimpiadi, in cui nel 2016 è primo a pari merito con Andrea Ulliana del liceo scientifico «Ippolito Nievo» di Padova, di un anno più grande. «A scuola — spiega Federico — si tende ad applicare quello che si studia, mentre in queste gare extra serve soprattutto saper trovare ogni volta la strategia giusta. Partecipare mi ha dato stimoli e mi ha fatto sentire più apprezzato».
Dieci in matematica e in fisica, voti «dal 7 al 9» nelle materie umanistiche, a Federico bastano una o due ore di studio al giorno per mantenere la media. «Non esagero — dice — mentre per le Olimpiadi mi sono allenato: sia da solo, con gli esercizi in rete, sia frequentando gli stage di preparazione, cui sono stato ammesso alla fine della seconda liceo. Si tengono a Pisa alla Scuola Normale, che mi sembra una bella realtà. Sto valutando se provare a fare il test per frequentare lì l’università». Non ha ancora deciso la facoltà, «di sicuro scientifica, probabilmente Matematica».
Lo affascinano il pensiero puro e la prospettiva di «scoprire cose che prima non si sapevano». Come è accaduto con la geometria non euclidea, «che ha messo in dubbio l’autorità precedente rivoluzionando la conoscenza». Gara dopo gara — l’ultima due settimane fa, a Bucarest — Federico è diventato più consapevole delle sue capacità. Ma sa che si può anche fallire: «C’è sempre la paura di andare male, di deludere se stessi o qualcun altro. Tuttavia, pure quando si compiono errori, si può recuperare». Si dice «tranquillo» da questo punto di vista e nel rapporto con i coetanei, nonostante essere geniali non sia sempre facile alla sua età. «Qualcuno a volte mi guarda con distacco — confessa — ma cerco di non dargli peso, gli altri invece si comportano bene».
In passato Federico ha suonato il piano, pratica il nuoto e l’arrampicata e fin da piccolo fa parte di un gruppo scout. «Svolgiamo attività avventurose e all’aperto, ma parliamo anche molto», racconta. È sereno nel suo mondo, ma l’idea di cambiare città per l’università o per il lavoro non lo spaventa: «Adattarsi è possibile e aiuta a crescere, già adesso i viaggi all’estero grazie alle competizioni di matematica mi hanno arricchito».
Con l’inglese è pronto: «Ho frequentato diversi corsi e fatto esami di certificazione», spiega. E, anche in questo caso, il voto in pagella è comunque già dieci.