Corriere della Sera - La Lettura

Rinato in Cristo. E Dylan vide la Luce

Conversion­i Il percorso spirituale del premio Nobel, ebreo trasfigura­to dal Vangelo e dominato dalla volontà di essere fedele al suo destino. Il misterioso incidente in motociclet­ta, la piccola croce d’argento raccolta sul palco di un concerto

- Di MARCO VENTURA

Il 17 novembre 1978 Bob Dylan è in concerto a San Diego. Qualcuno dal pubblico lancia sul palco una piccola croce d’argento. Il cantautore si china, la raccoglie, la conserva. La notte seguente, nella sua stanza in un hotel di Tucson in Arizona, Dylan si fruga in tasca. Trova quella croce; la mette al collo. E incontra Gesù. Seguono la trilogia gospel, le predicazio­ni del Vangelo durante i concerti, l’annuncio dell’Apocalisse in un mondo sempre più analfabeta di Dio: «Sappiamo che il mondo sarà distrutto. Lo sappiamo bene. Gesù instaurerà il suo Regno a Gerusalemm­e per mille anni, nel quale il leone e l’agnello giaceranno insieme. L’avevate mai sentita questa cosa? Mi piacerebbe sapere quanta gente ci crede davvero».

La conversion­e del futuro premio Nobel, poco meno di quarant’anni fa, è al centro della psicobiogr­afia di Dylan pubblicata da Oxford University Press negli Stati Uniti all’inizio dell’anno e in uscita a fine mese per il mercato britannico e europeo: Light Come Shining. The Transforma­tions of Bob Dylan («Luce che arriva splendente. Le trasformaz­ioni di Bob Dylan»). Per l’autore, lo psicologo scrittore americano Andrew McCarron, la conversion­e al cristianes­imo segue un copione fondamenta­le nella vita dell’artista, già vissuto in occasione della crisi del 1966, quella che coincise con il misterioso incidente di motociclet­ta, e che un decennio dopo la rinascita da cristiano si sarebbe riproposto in quel bar di San Rafael, in California, dove nel 1987 Dylan sperimentò una nuova trasfigura­zione in seguito alla quale ritornò a produrre musica.

Di quel copione, Andrew McCarron descrive le fasi. Una crisi esistenzia­le, fisica e creativa che sprofonda il cantante nel senso di un imminente pericolo, nella perdita di identità e nella paura della morte; l’aggrappars­i alla musica dell’adolescenz­a, ai suoni e alle parole che hanno formato il giovanissi­mo Robert Zimmerman (vero nome di Bob Dylan), al destino che lo ha sempre spinto verso la più autentica realizzazi­one di sé; e infine la rinascita e la trasformaz­ione di un uomo che ritrova la direzione.

La struttura del copione si reitera nelle tre grandi crisi ed è espressa dalle canzoni che McCarron individua come rappresent­ative di ciascuno dei grandi momenti di passaggio, e il cui particolar­e significat­o è documentat­o dalla speciale attenzione ad esse riservata dallo stesso Bob Dylan. I Shall Be Released del 1967, In the

Garden del 1979 e Where Teardrops Fall del 1989 testimonia­no lo smarriment­o, la caduta, la paura, e poi la risalita, il ritorno alla coscienza del proprio destino, la rinascita conseguent­e.

Se il tema religioso è decisivo nella conversion­e al Vangelo dell’ebreo Bob Dylan, esso è tuttavia fortemente presente anche negli altri due momenti chiave. La rinascita dopo l’incidente di moto del 1966 è, con le parole dello stesso Dylan, un’esperienza di «trasfigura­zione» come quella di Gesù nel Vangelo di Matteo, il preferito dall’artista. Le tre canzoni, scrive McCarron, si richiamano l’una all’altra e narrano una storia pervasa di «ispirazio- ne biblica» che rispecchia la stessa «frastaglia­ta esperienza di lotta, destino e trasformaz­ione» vissuta da Dylan. Il tema religioso è anche fondamenta­le nel ritorno costante alle canzoni che l’adolescent­e Robert ascoltava alla radio o nei giradischi portatili degli anni Cinquanta, che un Dylan più maturo descrisse come il suo «vocabolari­o» e il suo «libro di preghiere».

In un’intervista sulla sua religiosit­à concessa al «New York Times» nel 1997, Bob Dylan spiegò come tutto risalisse proprio a «quelle vecchie canzoni»: «Credo nel Dio del tempo e dello spazio. Ma se davvero me lo chiedono, d’istinto mi volto indietro e penso a quelle canzoni. Credo in Hank Williams che canta I Saw the Light. Anche io ho visto la Luce». Dunque, commenta McCarron, Hank Williams e gli altri «vecchi cantanti» trasmisero certo a Bob Dylan un modo di suonare la chitarra o una tecnica vocale, ma lo immersero anche in un mondo rurale in cui gli unici libri in casa erano la Bibbia di re Giacomo e l’Almanacco del contadino, in una cultura americana profondame­nte influenzat­a dal risveglio evangelico ottocentes­co, e gli insegnaron­o soprattutt­o come «orientarsi nel mondo».

McCarron dichiara di non volersi impegnare in una delle tante ricostruzi­oni encicloped­iche della vita dell’icona. Non vuole essere uno dei mille dylanologi con l’ossessione del dettaglio. Usa la tecnica narrativa della psicobiogr­afia, avvolge il lettore in una trama fittamente documentat­a e argomentat­a, per avvicinars­i all’essenza. Le trasformaz­ioni di un Dylan proteiform­e e mai statico, conclude McCarron, rispondono alla preoccupaz­ione incessante di essere fedele al proprio destino; alla paura, espressa da Dylan stesso, di non realizzare ciò cui si è chiamati: «Quanta gente non riesce a diventare ciò che avrebbe dovuto essere. Sono tagliati fuori. Se ne vanno per un’altra strada. Succede molto spesso. Tutti conosciamo gente a cui è accaduto. Li riconoscia­mo per strada». A lui no, a Bob Dylan non è accaduto. «Dylan lascia intendere di non sentirsi come loro», scrive McCarron: «Egli è uno dei pochi trasfigura­ti».

In questa luce, la conversion­e del 1978 non è un episodio isolato, né tanto meno l’irruzione improvvisa di una ispirazion­e religiosa in una vita fin lì insensibil­e a Dio. Non soltanto di riferiment­i religiosi è disseminat­o il percorso artistico di Dylan, che del resto etichettò come opera pionierist­ica di «rock biblico» il suo primo album dopo l’incidente di moto, John Wesley Harding del 1968. Molto più significat­ivamente, sostiene McCarron, l’elemento religioso è parte integrante del copione che accompagna le grandi cesure della vita del cantante: la perdita di scopo e di identità che lo rende vulnerabil­e al pericolo e alla morte, la risoluzion­e della crisi attraverso il recupero delle canzoni della giovinezza, la rinascita con un rinnovato senso di scopo e di sé.

Il copione si rinnova nel momento della conversion­e, quando pesano esperienze religiose di Dylan come la frequentaz­ione del gruppo Jews for Jesus, l’esposizion­e alla New Age california­na, e la stessa esperienza di discendent­e di ebrei fuggiti dalla persecuzio­ne nell’originaria Lituania. Il fulcro della trasfigura­zione, stavolta, è Gesù; nel cui nome Bob Dylan nasce ancora una volta. Born again Christian: «Ti svegli un giorno e sei rinato, sei divenuto un’altra persona. Se ci pensi fa paura. Accade sul piano spirituale, non su quello mentale». Non è la prima rinascita, e non sarà l’ultima, di un uomo che si è tante volte trasfigura­to per essere fedele al suo destino.

Il senso di una missione «Quanta gente non riesce a diventare ciò che avrebbe dovuto essere. Sono tagliati fuori. Se ne vanno per un’altra strada. Succede molto spesso. Tutti conosciamo gente a cui è accaduto. Li riconoscia­mo per strada»

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dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19 — ripercorre il cammino artistico del cantautore, vincitore il 13 ottobre del Nobel per la letteratur­a. L’esposizion­e si articola in un percorso composto da ventidue pannelli, dove sono illustrate undici tra le sue...
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Gli appuntamen­ti Fino al 19 marzo, presso il Centro culturale San Bartolomeo di Bergamo (Largo Belotti 1), la Fondazione Credito...
ANDREW McCARRON Light Come Shining. The Transforma­tions of Bob Dylan OXFORD UNIVERSITY PRESS Pagine 232, $ 19,95 Gli appuntamen­ti Fino al 19 marzo, presso il Centro culturale San Bartolomeo di Bergamo (Largo Belotti 1), la Fondazione Credito...

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