Corriere della Sera - La Lettura

CARTESIO ASSENTE DA TUTTE LE FESTE

- Di MAURO BONAZZI

«Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?», si chiedeva Nanni Moretti in Ecce bombo. René Descartes (detto in Italia Cartesio) non avrebbe avuto dubbi. Si era inoltrato nei posti più sperduti dei Paesi Bassi, lontano dalla Francia. Per spedirgli qualcosa, lettere o libri (che non leggeva), bisognava passare per fidati intermedia­ri, a loro volta ignari di dove si trovasse. Pubblicò la prima opera, tre saggi scientific­i introdotti dal Discorso sul metodo, in forma anonima. Eppure a Parigi anche i sassi sapevano chi era l’autore e nei salotti non si parlava d’altro. È meglio che non vada, insomma, chi vuole farsi notare. Del resto non era un carattere facile, Descartes: ripeteva che gli interessav­a solo la verità e avrebbe ringraziat­o chi gli avesse mostrato suoi eventuali errori. Ma se qualcuno ci provava, e furono tanti, si offendeva e si perdeva in polemiche capziose. Mai fidarsi delle apparenze.

Come la vita così il pensiero: la grande novità che si deve a lui, nota Desmond Clarke nella biografia Descartes (Hoepli, pp. 608, € 44,90), è proprio aver spiegato che niente è come appare. C’è uno scarto radicale tra le nostre esperienze soggettive e la realtà che le causa. Questo in fondo insegnavan­o le scoperte scientific­he, di cui Descartes fu tra i primi a comprender­e l’importanza. Una rivoluzion­e sconvolgen­te visto che fino a quel momento aveva dominato un modello scolastico e aristoteli­co che perseguiva l’obiettivo opposto — «salvare i fenomeni», vale a dire rendere conto e spiegare ciò che appare, partendo dall’assunto che i nostri sensi non possono sbagliarsi quando si applicano agli oggetti appropriat­i. Una svolta radicale, insomma, e si capisce perché si prestasse tanta attenzione alle sue idee, accusandol­o di scetticism­o — lui che si era prodigato per provvedere la conoscenza di una fondazione certa. Quando filosofia e scienza s’incontrano, i risultati non sono mai banali. E pazienza se era permaloso. Tanto alle feste non andava.

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