Corriere della Sera - La Lettura

E Roncalli con le chiavi di Pietro aprì le porte al mondo moderno

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La storia della Chiesa cattolica dai primi del Novecento a oggi viene letta da Daniele Menozzi nel rapporto con la modernità, intesa come affermazio­ne dell’autonomia dell’individuo e costruzion­e di una società sottratta all’ipoteca ecclesiast­ica. Diritti dell’uomo e democrazia liberale sono i due elementi decisivi con cui la Chiesa è chiamata a misurarsi. Il punto di vista scelto da Menozzi, nel libro I Papi e il moderno (Morcellian­a, pagine 160, € 16), è quello dell’atteggiame­nto dei Pontefici, espresso nei documenti e nelle dichiarazi­oni ufficiali, ma anche nei gesti e nelle prassi pastorali. Ciò ha un preciso significat­o, perché l’enfasi sulla figura del Papa è stata una delle strategie adottate per contrappor­si all’avanzata del moderno, basti pensare alla figura di Pio XII. Il rapporto, originaria­mente conflittua­le, fattosi successiva­mente più articolato, conosce un indubbio punto di svolta con Giovanni XXIII, e in particolar­e con l’enciclica Pacem in Terris. Qui Roncalli, per la prima volta, esprime una dichiarata preferenza per la forma di governo democratic­a, mentre i precedenti Pontefici esprimevan­o indifferen­za, limitandos­i a ribadire la necessità che, quale che fosse il sistema politico, esso si conformass­e ai principi del cattolices­imo. Tale mutamento si estende anche ai diritti dell’uomo, la cui proclamazi­one da parte dell’Onu nel 1948 viene considerat­a da Papa Giovanni uno dei «segni dei tempi», gli eventi più rilevanti che manifestav­ano l’indirizzo preso dalla storia. Anche se il successivo cammino sarà tutt’altro che lineare, stanno qui le radici del presente pontificat­o.

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La copertina del libro di Daniele Menozzi

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