La silenziosa avventura degli sciamani rivoluziona l’Asia post-sovietica

Il Centro Asia post-sovietico è stato un teatro a cielo aperto di pratiche sciamaniche. Dal racconto di questo fenomeno culturale rimosso inaugura, presso la Laura Bulian Gallery (Milano) fino al 17 marzo, la mostra Neon Paradise. Gli artisti in mostra coprono, idealmente, tutta la geografia di quell’area: Vyacheslav Akhunov (Uzbekistan, 1948); Saodat Ismailova (Uzbekistan, 1981); Said Atabekov (Kazakistan, 1965); Alexander Ugay (Kazakistan, 1978); Kasmalieva & Djumaliev (Kirghizistan, 1960 e 1965). Con video, installazioni, fotografie oltre ai documenti, in anteprima assoluta, sulle performance del gruppo kazako Kyzyl Traktor. Dopo la caduta dell’Urss ciò che sappiamo degli sciamani è raccontato dai lavori di questi artisti (sopra: Said Atabekov, Dervish / Baltic Sea, 2003) che di fatto hanno ricreato gli antichi riti. Ma, per loro, lo sciamano non è più il medium esclusivo tra l’uomo e gli spiriti, piuttosto il simbolo di un antico mondo tribale con cui la cultura russa deve oggi confrontarsi. (leonardo caffo)