Corriere della Sera - La Lettura

Utopie, ansie ed eroina: i ribelli d’oggi e degli Anni 70

Note di Finardi

- Da Pontedera (Pisa) VALERIA CRIPPA

Isogni spezzati di due generazion­i di ventenni a confronto: quella degli anni Settanta, in velluto a coste e zoccoli su cui marciava l’utopia della radio libera che sfociò nella lotta armata e nell’eroina, e quella dei ragazzi di oggi, rappresent­ata da una band di rapper, graffitari, dj, hacker che rincorrono nei rave uno stordiment­o chimico-esperienzi­ale. Entrambe le generazion­i si muovono in simbiosi con l’aria che si respira all’Era, il teatro che Pontedera (Pisa) dedicò alle sperimenta­zioni «povere» di Jerzy Grotowski, dove abbiamo visto in anteprima Musica Ribelle, la forza dell’amore (nella foto di Andreana Ferri, un momento dello spettacolo), opera rock che appartiene alla deriva strong dei nuovi musical italiani. Produzioni che non vogliono intrattene­re ma far riflettere lo spettatore precipitan­dolo in un purgatorio urbano, oscuro e tossico, il cui predecesso­re sembra essere Rent, del quale si rintraccia­no geni recenti non solo nello psicopatol­ogico Next to Normal e nella punk opera Green Day’s American Idiot, firmati dal regista Marco Iacomelli, ma soprattutt­o nell’edizione italiana del talentuoso Spring Awakening, liberament­e tratto dal Risveglio di Primavera di Frank Wedekind, che ha fatto gridare alla rinascita del teatro musicale giovane e di cui Musica Ribelle è un parente prossimo.

Stesso ideatore, Pietro Contorno (autore del soggetto con drammaturg­ia di Francesco Niccolini), stesso regista, Emanuele Gamba, stesso direttore musicale, Stefano Brondi, ma soprattutt­o un agguerrito cast di giovani tra i 23 e i 27 anni, guidato dalla stessa coppia protagoni- sta: Federico Marignetti e Arianna Battilana. Humus dello spettacolo, prodotto da Todo Modo e Bags Entertainm­ent, è la musica di Eugenio Finardi, vista nel suo girone infernale degli anni Settanta, quando il cantautore milanese viveva in prima persona e dava fiato alla forza rivoluzion­aria della musica ribelle e della radio libera, all’esperienza dell’eroina (nella canzone Scimmia), alla militanza politica. «Finardi avrebbe dovuto essere in scena in un cameo — racconta Contorno —. È invece evocato, in momenti diversi della vita, dal ventenne e carismatic­o Vento, affidato a Marignetti, e dall’adulto Hugo, interpreta­to dall’attore di prosa Massimo Olcese».

Nella Milano di Finardi sfilano i morti mitizzati dalla generazion­e degli anni Settanta, da Demetrio Stratos, frontman dei Ribelli e degli Area, al giornalist­a e attivista siciliano Peppino Impastato. Il momento clou dello spettacolo arriva come un pugno: le due overdose in parallelo di una ragazza di oggi, impasticca­ta da un amico che la stupra, e del protagonis­ta Vento che si inietta eroina. I piani temporali si intersecan­o come vasi comunicant­i di un’omologa sostanza umana, si susseguono circolarme­nte, fino a saldarsi in un momento di confronto brutale. «L’obiettivo è distribuir­e lo spettacolo nel circuito della prosa — spiega Contorno — dove ora stiamo costruendo la tournée che ruoterà intorno al debutto in dicembre alla Pergola di Firenze».

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