Corriere della Sera - La Lettura
Desaparecidos e silenzio l’horror che ho vissuto
Spesso mi chiedono dove trovo certe idee oppure i casi per i miei racconti. I delitti, le sparizioni, le case che custodiscono una storia di violenza, le donne che impazziscono pubblicamente, sfidando, ribellandosi. Per prima cosa devo dire che in generale i miei sono considerati racconti del terrore: sono cresciuta leggendo quel genere, lo adoro ed è centrale nella mia formazione come scrittrice, ma non so se i miei racconti si possano definire in modo così netto. Può darsi che questa cosa di rifiutare le etichette capiti a tutti gli scrittori e faccia parte del vanitoso disagio dello scrivere.
Lo ammetto, l’intenzione è che i racconti facciano paura. E mi fa piacere quando i lettori si spaventano, per quanto scrivendo non mi sia mai impressionata. In genere si tratta di casi reali. Faccio la giornalista. Questo non influenza le mie scelte, visto che sono una giornalista culturale: passo la vita tra libri e film e canzoni e mostre, su ciò che accade nelle strade ho le stesse informazioni di chiunque altro. Però faccio caso alle notizie. Alla politica. Leggo, rita- glio, conservo. Nel mio ultimo libro Le cose che abbiamo perso nel fuoco (in uscita in Italia per Marsilio il 16 marzo), il racconto Sotto l’acqua nera si ispira a un delitto che mi ha condotto direttamente al Male, a un Male che non è sovrannaturale, anche se lo sembra.
La città di Buenos Aires confina a Sud con un fiume che chiamiamo Riachuelo. Ora è in uno stato relativamente migliore ma un tempo era uno dei più inquinati al mondo. L’acqua era davvero nera: residui industriali, plastica, carburanti, scarti animali — sulle rive sorgevano diverse concerie — e tutta la sporcizia immaginabile. Da bambina vivevo a Sud del Riachuelo e per andare a Buenos Aires dovevo attraversare un ponte: mi terrorizzava. Temevo di cadere e morire in quell’acqua immobile.
Nel Riachuelo non c’è vita, non ci sono pesci — nemmeno mutanti —, non ci sono bolle, l’acqua non respira, è priva di ossigeno. Oggi, dopo anni passati a rimuovere le barche affondate e a ripulire come matti, ha iniziato a tornare la fauna. Mi riprometto sempre di andare a vedere quanto è migliorato e non lo faccio mai.