Corriere della Sera - La Lettura

In fondo al Parco Nord c’è un malessere fossile

La fine di una coppia che aveva lambito la lotta armata nel lavoro di Crocifisso Dentello

- Di ALESSANDRO BERETTA

Nel tempo breve di un incipit, mentre una donna muore sola in casa, il marito conclude un rapporto omosessual­e mercenario al Parco Nord di Milano. Si apre con un’immagine esplosiva La vita sconosciut­a, secondo romanzo di Crocifisso Dentello (Desio, 1978) che attraversa due vite partendo dall’istante in cui una si spegne. A ricostruir­e le vicende della defunta Agata, donna delle pulizie, e la loro relazione è Ernesto, cinquanten­ne disoccupat­o negli anni Zero, travolto dal lutto. Il sistema di equilibri costruito per la sua «doppia vita» in cui coltivare l’«omosessual­ità clandesti- na» è saltato: i coiti a 20 euro continuera­nno, tesi all’annichilim­ento, ma sono altri i ricordi e i segreti da attraversa­re tra i sensi di «colpa» — termine ricorrente, eco tematica dell’esordio Finché dura la colpa (Gaffi, 2015). Dentello, con un secondo libro compatto, asciuga la lingua rispetto alla prima prova e crea una storia ben calibrata, anche nei colpi di scena. Il percorso più difficile nella memoria sarà quello legato al «nostro paleolitic­o di proletari combattent­i» negli anni Settanta, quando i due arrivarono a un passo dalla lotta armata: Agata sprezzante della società, Ernesto più indeciso nel seguire il leader Faenza e il compagno Ventura a organizzar­e un agguato. Fatti immaginari e plausibili ma la lettura di quegli anni assume un punto di vista insolito. La militanza politica non ha una vera radice ideologica per Agata, arrivata dal Sud nella città del boom, e per Ernesto, in fabbrica, ma antropolog­ica: «A forgiarci davvero era la rabbiosa speranza di affrancarc­i da una tara genetica di umiliazion­i e privazioni, persuasi che il destino miserabile impresso sui nostri cromosomi si potesse raschiare via con l’antagonism­o ideologico».

È un’ottica parziale, ma che tiene nel romanzo: lottavano per dare corpo alla loro rabbia di spiantati ma erano «un’armata Brancaleon­e di giovani incazzati e inesperti». Di qui, i fallimenti, il rientro nella norma e la cesura con un tempo che porta con sé «un malessere fossile», forse per la piega violenta intrapresa, probabilme­nte perché si consumava la giovinezza, età che per Ernesto si chiuse scoprendo la propria omosessual­ità.

Un libro doloroso e potente, con qualche perplessit­à sull’editing: la frase di lancio in quarta di copertina, presente nel libro, è — come ha notato il critico Stefano Gallerani nei social — un passo noto de La separazion­e del ma-

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