Corriere della Sera - La Lettura

La Cappella Sistina prima del Giudizio Universale

Sarà nei cinema ad aprile «Raffaello, il principe delle arti», che presenta anche una ricostruzi­one in 3D della parete di fondo della Sistina come appariva nel 1519, prima del grandioso intervento di Michelange­lo. La produzione Sky ha incaricato l’artista

- Di PAOLO CONTI

In questa vicenda la più avanzata tecnologia in 3D si fonde con la storia dell’arte, le fonti iconografi­che, he, la manualità di un pittore che ha usato nel modo o più antico e tradiziona­le la tempera su tela, dipingendo endo e restituend­o tre capolavori realizzati dal Peruginogi­no nella Cappella Sistina e scomparsi dal 1536. Il 3, 4 e 5 aprile uscirà nei cinema il film Raffaello, il principe delle arti, una produzione originale Sky in collaboraz­ione con i Musei Vaticani e Magnitudo Film, distribuit­a da Nexo Digital gital per la regia di Luca Viotto, regista specializz­ato nel 3D e recentemen­te scomparso. Il film non ha il passo dello sceneggiat­o televisivo ma del documentar­io storico-artistico stico in cui però la narrazione, anche emotiva e psicologic­a, a, ha gran peso. Raffaello ha il volto dell’attore Flavio Parenti, enti, che in alcune sequenze, confrontat­e con i ritratti noti i del pittore (in particolar­e il dettaglio della Scuola di Atene), ene), mostra una sorprenden­te somiglianz­a.

Il documentar­io descrive tutta la vita dell’artista. Ma un capitolo speciale è dedicato ai dieci mirabili arazzi, oggi conservati nel Salone di Raffaello nei Musei Vaticani. cani. Un’opera che richiese al pittore tempo e applicazio­ne, , dopo la commission­e di papa Leone X. Prima i cartoni prepaepara­tori policromi, con le storie dei santi Pietro e Paolo,o, gli «architetti della Chiesa». Poi i tre anni di tessitura nella bottega di Pieter van Aelst a Bruxelles, la più prestigios­agiosa manifattur­a fiamminga dell’epoca. Infine la presentazi­oazione al Pontefice dei primi sette arazzi la notte del 26 dicemcembr­e 1519 nella Cappella Sistina: le opere di Raffaello erano rano destinate al registro più basso, quello occupato anchee oggi dai finti tendaggi. Vasari venne travolto da tanta bellezllez­za: «La quale opera fu tanto miracolosa­mente condotta dotta chech reca maraviglia il vederla et il pensare come sia possibileb­i avere sfilato i capegli e le barbe e dato col filo morbidezza­de alle carni; opera certo più tosto di miracolo che d’artificiot­if umano, perché in essi sono acque, animali, casamentim e talmente ben fatti che non tessuti, ma paiono veramenter­a fatti col pennello».

Ed eccoci al «miracolo contempora­neo» possibile grazi zie alla fusione tra un modello 3D, le fonti storico-artistich che e i pennelli di un pittore d’oggi. Il film presenta, con es estrema cura per i dettagli, la collocazio­ne degli arazzi di Ra Raffaello in quella notte del 1519. E per la prima volta riappa pare la parete di fondo della Cappella Sistina com’era in qu quell’anno. Cioè senza l’affresco del Giudizio Universale di Michelange­lo, gigantesca opera cominciata nel 1535 su in incarico iniziale di papa Clemente VII Medici e definitivo di Paolo III Farnese, e presentata da Buonarroti alla vigilia di Ognissanti del 1541. Michelange­lo, lo sappiamo dalle fo fonti, accettò l’incarico a fatica, e forse malvolenti­eri, propr prio per la prospettiv­a di dover distrugger­e le opere del Pe Perugino.

La parete appare con le due finestre parallele ancora aperte,ap con la finta pala d’altare ad affresco del Perugino, cioèci l’Assunzione della Vergine con papa Sisto IV Della Rovereve inginocchi­ato e presentato a Maria da san Pietro, e conco i due grandi affreschi nel registro mediano, sempre delde Perugino: a sinistra il Ritrovamen­to di Mosè nel Nilo e a ad destra la Natività, che davano avvio (verso le pareti di sinistra,ni da Noè in poi, e verso quelle di destra, dalla Nativi- tà in avanti) alle narrazioni di Botticelli, Domenico Ghirlandai­o, Cosimo Rosselli e dello stesso Perugino. In alto, le due lunette già affrescate da Michelange­lo durante la seconda fase della decorazion­e della volta (tra il 1511 e il 1512), con gli antenati di Cristo. E poi i quattro dipinti di Cristo e dei primi Papi, san Pietro, san Lino e san Cleto.

L’operazione è stata fortemente sostenuta da Antonio Paolucci, fino al 31 dicembre scorso direttore dei Musei Vaticani. Le linee guida della ricostruzi­one sono state affidate a Vincenzo Farinella, professore associato di Storia dell’arte moderna all’Università di Pisa. Farinella racconta che «in assenza di disegni o incisioni che ci forniscano una visione d’insieme» ci si è affidati a diverse fonti. Per l’Assunta il riferiment­o è stato un disegno di ambito peruginesc­o, conservato all’Albertina di Vienna, che riproduce fedelmente la Pala. Per la Natività il punto di partenza è stato il gruppo di altre Natività realizzate dal Perugino negli anni, tenendo conto delle scelte espresse dall’artista nelle sue altre opere ancora visibili nella Cappella Sistina. Per il Ritrovamen­to di Mosè l’operazione è stata più complicata. Non esistono precedenti del Perugino sul tema e così il modello è stato la stessa scena come appare nelle Logge di Raffaello «ipotizzand­o — scrive Vincenzo Farinella — che Raffaello, in quella composizio­ne, potesse aver tenuto presente la scena affrescata quasi quarant’anni prima dal suo maestro nella Cappella Sistina. Cioè “peruginizz­ando”, per così dire, una scena ideata da Raffaello e dipinta con ogni probabilit­à da Giulio Romano». Per le due lunette di Michelange­lo (che rappresent­ano Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuda; Fares, Esròm e Aram) sono stati indispensa­bili i disegni e le incisioni cinquecent­eschi

tratti dagli affreschi prima della distruzion­e.

Tutto questo materiale è stato ridisegnat­o e poi dipinto a tempera dall’artista Marco Victor Romano su tele preparate con fondo in gesso in sessanta giorni di lavoro. Questa impresa tradiziona­le e artigianal­e è stata poi collocata (con la riproduzio­ne in altissima definizion­e) nel modello 3D della Cappella Sistina, modificata per riproporre l’aspetto del 1519. Stessa operazione per le immagini degli arazzi. Infine l’aggiunta di luci, ombre e inquadratu­re per ottenere il maggior realismo possibile.

Ed ecco, dopo due mesi di lavoro solo per la sequenza della Cappella Sistina ricostruit­a, lo spettacola­re Perugino ritrovato in alta definizion­e. Commenta Antonio Paolucci: «Siamo molto orgogliosi di questa restituzio­ne che è, a mio avviso, la più convincent­e e verosimile possibile. L’efficacia del film sottolinea un lavoro davvero straordina­rio, Sky ha agito con efficacia e chiarezza. È una strada che, nel nostro mestiere, bisognereb­be percorrere sempre più spesso perché la storia dell’arte diventi una materia finalmente comprensib­ile a tutti». Raffaello ha conquistat­o anche l’attore che lo ha interpreta­to, Flavio Parenti: «Ho studiato molto per entrare nei suoi panni. E ho la sensazione di aver incontrato un uomo dal grandissim­o intuito, capace di cogliere l’innovazion­e e di eseguirla. Basterebbe il suo incontro con Leonardo e la Monna Lisa: vede quel capolavoro, e in qualche modo lo replica. Con naturalezz­a, e incredibil­e capacità tecnica…».

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