Corriere della Sera - La Lettura
Oggetti in via d’estinzione
Le cose che non ci sono più ci ricordano che siamo esistiti, trasmettendo l’idea più precisa della vecchiaia (Papà, che cosa sono le cabine del telefono?). Uno scrittore ce lo racconta (con un appello: salvate almeno i tortellini); cinque studiosi narrano cinque esemplari di questo trapasso
Bisognerebbe solo vivere, non aver vissuto. Esserci solo adesso, non esserci stati quando si usavano oggetti che adesso non si usano più. Quando ti ritrovi a spiegare ai tuoi figli cos’erano le cabine telefoniche, come erano fatte, come si pagava (prima i gettoni, e poi la carta telefonica da diecimila lire), quando vedi nel loro sguardo la curiosità che è la stessa di quando si parlava dell’idrovolante o dell’alfabeto Morse, capisci che quella è l’idea più precisa della vecchiaia, delle ere che si susseguono, del fatto che tu non sei solo qui adesso, non soltanto, ma sei stato, sei stato anche prima e non puoi nasconderlo.
Dentro di te vive il rumore indimenticabile dei gettoni che vengono digeriti dall’apparecchio telefonico minuto dopo minuto, preciso come una madeleine che apre scomparti di amori e periodi; ma proprio queste madeleine dovresti dimenticare per non sentire che il tempo è passato. Perché poi, anche se sei qui a fare l’aggiornamento dell’iPhone prima di tua figlia, se le consigli una serie su Netflix che lei non ha ancora visto e sai che tra qualche giorno te ne parlerà con esaltazione — poi in ogni caso tu c’eri quando c’erano il tamagotchi, le musicassette, il teledrin, le Sanagola, hai mangiato i soldini del Mulino Bianco, il camillino — che era un gelato al biscotto con dentro solo panna, e adesso tutti — dico tutti — i gelati al biscotto hanno due gusti, e sempre hanno il cioccolato, e tu sai che non devi fare una sfuriata per questo, potresti sembrare reazionario.
La questione non è ciò che si è estinto, ma quello che si va estinguendo adesso. Gli oggetti eterni ci sono, sia chiaro. La moka. In fondo, se immaginiamo il futuro, pensiamo a case che si chiudono e aprono come decappottabili e auto in volo o che salgono pareti di grattacieli, cibi che vengono sputati già cotti da un robottino. Ma non riusciamo a immaginare un’altra scena, quando ci sveglieremo, dell’andare davanti a un fornello o qualsiasi cosa sa- rà, e accendere il fuoco sotto la moka. I film di fantascienza evitano sempre il risveglio della mattina, perché hanno fatto sforzi inimmaginabili per costruire un’idea di futuro, e non vogliono ricorrere alla moka. Sono più a rischio estinzione le capsule del caffè — eppure la parola «capsula» ha evocato per decenni l’idea del futuro, e quando qualcuno tirava fuori quelle minuscole capsule bicolori dell’antibiotico (perché bicolori, se poi bisognava comunque ingerirle intere?), che contenevano una polverina e sembravano di plastica ma potevi ingoiarle, quello bastava a sentirsi in un futuro quasi immaginario. E invece, chi le vede più? Anche i caschi per i capelli messi in fila dai parrucchieri non erano un’immagine perfetta del futuro? Non ci sono più.
Il senso dell’estinzione in corso a me lo dà un grande magazzino vicino casa di molti piani, che vende di tutto a poco prezzo. E sta per chiudere. Sono a Roma da più di vent’anni, ed è una delle prime cose che ho sentito appena arrivato: sta per chiudere. E un mese fa mi hanno detto: adesso sta veramente per chiudere. Questo veramente è la millesima volta che lo sento. Ed è ancora lì. E fino a quando è lì, vuol dire che il tempo non passa davvero, che il tempo dell’estinzione può dilatarsi all’infinito. Come quando squilla il telefono di casa e ti eri dimenticato di averlo, però invece è lì e c’è ancora qualcuno che chiama, e sai anche già chi è perché sono rimaste al massimo due persone a comporre quel numero, e sono anziane. Anche i soldi contanti sono anni che devono sparire per sempre, sostituiti da scambi virtuali, ma poi se tiri fuori la carta di credito molti venditori si offendono, pensano che gli stai facendo un dispetto, che gli vuoi male; per alcuni il denaro virtuale è un insulto, un tentativo di denuncia. Per questo motivo i contanti che devono sparire continuano a essere sul punto di, ma poi…
Forse è questo il tempo perfetto, l’idea che le cose debbano finire, stiano per sparire, e poi non finiscono o
spariscono mai. Essere sul punto di — come ci dicevano a scuola; che bello, essere per tutta la vita sul punto di. Però altri passaggi decisivi della tua vita li senti: sai per esempio che quella lunga fila di dvd sugli scaffali tra un po’ dovrai abbandonarli, eppure li hai acquistati pensando di essere evoluto — ma in realtà eri già sospettoso: molti oggetti che prendi in mano portano con sé, fin da quando sono una novità, l’idea malinconica che se ne andranno; senti tutta la potenza sul momento e come si frantumerà tra qualche anno. Altri ancora sono stati schiacciati in un attimo dall’essere stati scavalcati quasi subito. Penso alla mia meravigliosa macchina per scrivere elettronica, quel rumore in sordina che faceva e il tasto che cancellava con morbidezza quello che avevi scritto. Ma i computer sono arrivati così presto, che adesso esiste il passato che è la Olivetti Lettera 32, e il presente che sono i computer super portatili, e della macchina per scrivere elettronica nessuno si ricorda più; è come se non fosse mai esistita.
Sono felice che spariscano le pile alcaline, perché così non vivremo mai più quel momento tragico in cui i bambini, con gli occhi febbrili per aver ricevuto la Ferrari radiocomandata, aspetteranno che venga scartata e montata e quando tutto sarà pronto sentiranno dire dai genitori: ma le pile? Dove sono? Forse le hai lasciate nell’involucro? No, non ci sono. Quelli della Ferrari radiocomandata non le hanno messe, e lo hanno anche scritto in caratteri minuscoli sulla scatola. Dovevi andarle a comprare tu. Ma oggi è Natale, è sera, è domenica, c’è la bufera, siete in una casa di campagna bellissima perché isolata dal mondo per chilometri — e quindi le pile non si possono comprare, il bambino si dispera, e voi pensate esattamente questo: ecco la proposta principe dell’estinzione, ecco l’umanità e i suoi ricercatori su cosa si devono concentrare. Sul concetto che per usare una cosa ne serva un’altra.
È questa follia malevola che deve essere superata, è questo il vero progresso a cui deve puntare l’essere umano, bisogna che ogni singolo oggetto intero sia completamente autonomo, viva da solo fino a quando non morirà. Per esempio: perché i dentifrici e gli spazzolini sono ancora separati? In fondo, non si useranno sempre insieme? E allora quanto ci metteremo a trovare uno spazzolino anche dentifricio o il contrario? Quanto ci metteranno a fare in modo che non succeda più che non hai il caricabatterie per il telefono? Perché sono separati? Se per far funzionare un oggetto ne serve un altro, bisogna occupare tutte le risorse per unire quei due oggetti e farli diventare uno solo. Non è così difficile come pensiero, perché le nazioni non spendono tutte le loro risorse per ricercare questo? Il simbolo di questa lotta dell’umanità per la sua evoluzione, per il suo miglioramento è aver ottenuto shampoo & balsamo in una sola bottiglietta, e in alcuni alberghi su una minuscola bustina che ti aspetta nella doccia c ’è scritto: bagnoschiuma, shampoo e balsamo — tutto insieme.
In fondo ogni singolo problema ha ricevuto una risposta che sembrava impossibile: noi da ragazzini sognavamo Tutto il calcio minuto per minuto non alla radio ma in tv, ed è successo. E non eravamo certo capaci di immaginare l’avvento della padella antiaderente, delle federe per cuscini con i bottoni. C’è un punto in cui non si può migliorare più? Perché pilates dura da così tanto tempo, e stiamo cominciando a pensare che non sia più superabi- le come lo è stata ad esempio l’aerobica di Jane Fonda e Sydne Rome? C’è stato perfino qualcuno capace di inventare il nome scritto col pennarello sui bicchieri di plastica, dando loro ancora una possibilità di salvarsi dall’estinzione per inquinamento.
A me basta che non si estinguano le seguenti cose: i tortellini, le sedie con le rotelle, le Haribo alla liquirizia, i piumoni, qualsiasi tipo di crema commestibile (ma a pensarci, anche non commestibile), le matite, i coltelli che tagliano (estinguiamo gli altri, per favore), il rum, gli elastici, il pallone Super Santos, i vestiti da donna con la cerniera sulla schiena che bisogna per forza dare una mano per chiuderli e aprirli, i Lindor al latte, le scatole da scarpe, WhatsApp, il latte parzialmente scremato, i maglioni, la tachipirina, le spa, il microonde, gli ombrelloni.