Corriere della Sera - La Lettura
Triennale, il design arruola un bimbo combinaguai
L’ingresso ha il volto gigante di Quadratino, il bambino combinaguai figlio di Geometria e nipote di Matematica, nato nel 1910 dalla fantasia dell’illustratore Antonio Rubino e diventato tra i personaggi più famosi del «Corriere dei Piccoli». È lui, con i suoi occhi tondi e furbi, riprodotti con un diametro di tre metri, le pupille che si muovono, l’immagine simbolo del Triennale Design Museum, la cui decima edizione si aprirà il primo aprile a Milano con Giro Giro Tondo. Design for Children, rassegna dedicata al mondo dell’infanzia e dei bambini.
Dagli arredi all’architettura, dalla grafica ai giocattoli, un ricco percorso nel design italiano del Novecento, fino ai giorni nostri, allestito con una forte componente figurativa (e un’anima pop) che mette al centro il bambino in quanto tale. Non come figlio, non come proiezione dell’adulto ma come persona dotata di diritti propri. Così come lo concepì per primo Jean-Jacques Rousseau nell’epoca dell’Illuminismo, così come stabilito nel 1959 dalle Nazioni Unite con la Dichiarazione dei diritti del fanciullo.
Un punto di vista che è ovviamente una conquista avvenuta nei decenni e che coinvolge la pedagogia e i cambiamenti sociali e culturali. Una trasformazione nel tempo che sarà raccontata nella nuova esposizione alla Triennale attraverso svariati oggetti entrati nella vita dei più piccoli e delle loro famiglie. Progetti, immagini, simboli, ma anche sfumature e contraddizioni, in un caos creativo simile a quello assai fecondo dei più piccoli.
Fin dalla cornice dell’evento, «ho pensato a una sorta di tensione tra il logo, con il celebre personaggio di Rubino, dal viso quadrato, e il titolo con il girotondo, che invece evoca il cerchio», anticipa a «la Lettura» Silvana Annic- chiarico, ideatrice e coordinatrice dell’esposizione che inaugurerà pochi giorni prima della Milano Design Week (4-9 aprile) e si chiuderà il 18 febbraio 2018. « Giro Giro
Tondo — aggiunge — non solo richiama uno dei giochi infantili più diffusi ma è anche il nome della rivista di cantilene e filastrocche nata nel 1921 e illustrata da Bruno Angoletta. Così come è un omaggio al designer Stefano Giovannoni, e al suo assai celebre progetto, realizzato con Guido Venturini, di un omino stilizzato, come ritagliato su carta, che si ripete in più esemplari a comporre un girotondo su vassoi, piatti, ciotole, venduto in oltre dieci milioni di pezzi».
È proprio Giovannoni, con il suo gusto ludico, a firmare l’allestimento mentre sono plurime — undici — le voci, anche dissonanti, dei curatori. «Alla mostra — spiega Giovannoni — si accede attraverso il grosso volto di Quadratino, poi si entra nell’Ouverture: qui protagonista è il fuori scala, con oggetti che ho ingrandito fino a 4 metri, come se a guardarli fosse un bambino, che vede il mondo in proporzioni più grandi». Tra di essi, il suo stesso Cico, il portauovo con il viso umano prodotto dall’Alessi, al centro della scena a simboleggiare un fanciullo, e il Nano di Philippe Starck, lo sgabello-tavolino nato nel 1995. Grandi oggetti che si riflettono nel nero specchiante di cui sono rivestite le pareti della stanza, «creando — dice Giovannoni — uno scenario onirico e straniante da cui si viene risucchiati, come accade alla protagonista di Alice
nel Paese delle meraviglie ». Ad accompagnare il visitatore verso il resto della mostra è — come un filo conduttore — un pavimento in gomma verde antitrauma. «Un giardino morbido e incantato, un immenso parco giochi in cui i bambini ricono- scono il loro immaginario e gli adulti lo riscoprono», spiega il responsabile dell’allestimento. Obiettivo dell’esposizione è infatti catturare lo sguardo bambino ma anche farlo nostalgicamente riscoprire agli adulti che lo hanno dimenticato. «Memoria» e «immaginario» sono le due parole incise a terra nell’Ouverture.
Superata l’introduzione, sono ancora gli oggetti fuori scala a individuare le diverse sezioni. Come la Casetta con le pareti di lavagna sulle quali i bambini possono disegnare e al cui interno gli adulti hanno a disposizione, in foto e filmati, i vari modelli di architetture delle scuole del passato. Oppure il Libro di Pinocchio ingigantito, con dentro tutte le varie versioni del burattino. E, accanto, la Balena in cui si può entrare e vedere le proiezioni dei più celebri caroselli pubblicitari. Storia dell’arredo; del giocattolo; delle installazioni urbane, degli interventi performativi e delle architetture; della grafica, dell’illustrazione e dell’editoria; dell’animazione e degli strumenti per la scrittura e il disegno: queste, in totale, le sezioni dell’esposizione, intervallate da focus su figure di spicco del design legato all’educazione, come Bruno Munari e Riccardo Dalisi, approfondimenti sulla fiaba di Pinocchio oppure sulla storia della pedagogia.
«Nel percorso dedicato ai giochi di cui sono curatore — esemplifica Luca Fois, codirettore del Design for Kids & Toys del Poli.design di Milano — risulterà evidente quanto l’epoca in cui sono ideati condizioni i progetti. Se un tempo la cucina era associata soprattutto alle bambine, oggi un programma come MasterChef ha capovolto
Universi Il bambino combinaguai nato nel 1910 apre a Milano la decima edizione del Triennale Design Museum (alla vigilia di una settimana di appuntamenti in tutta la città) dedicata ad arredi, architetture, grafica e giocattoli per l’infanzia