Corriere della Sera - La Lettura

Niente monete, neanche per i mendicanti

- Di ANDREA BRANZI

La differenza tra la storia e la preistoria consiste nel fatto che i nostri progenitor­i, che abitavano foreste e caverne, procedevan­o da scoperta a scoperta, senza mai chiedersi quale sarebbe stato il loro destino complessiv­o. Non erano infatti assolutame­nte interessat­i al Futuro ma soltanto al Presente e alle sue urgenze; il concetto di Storia era del tutto assente, come era ignoto il concetto di Progresso. La loro condizione non era dunque molto diversa dalla nostra, nel senso che anche noi ci muoviamo in un «presente continuo» e non riusciamo a trovare certezze, — politiche, istituzion­ali, culturali — su cui basare un percorso per il Futuro.

L’Unione europea è già in crisi prima di finire di nascere, la globalizza­zione sembra più un’idea filosofica che una realtà di mercato, dopo il socialismo lo stesso capitalism­o si è dimostrato incapace di gestire il proprio indotto, l’industrial­izzazione invece di creare (come si pensava nel secolo scorso) un mondo razionale, funzionale ed equilibrat­o, ha prodotto il suo esatto contrario, cioè un mercato caotico di 8 miliardi di persone, del tutto ingovernab­ili e imprevedib­ili.

In altre parole non siamo usciti dalla Preistoria per entrare nella Storia, ma viviamo piuttosto una condizio- ne neo-primitiva ad alto livello tecnologic­o, che significa libertà di pensiero e di comportame­nto, ma anche di eterna incertezza. Viviamo nell’epoca della Relatività Generale.

È legittimo allora chiedersi se esistono ancora oggi categorie di strumenti, famiglie di manufatti, generazion­i di tecnologie che sono destinate a scomparire nei tempi brevi, sostituite da nuovi circuiti mentali e nuovi comportame­nti umani. Tra questi moribondi vi sono sicurament­e «i soldi» , intesi come monete e carte moneta; l’economia del futuro sarà caratteriz­zata da flussi immaterial­i movimentat­i da strumentaz­ioni elettronic­he; è impensabil­e che in un’economia mondiale continuino a ingolfarsi molecole di metallo o di carta; è impensabil­e che la ricchezza di una nazione o di un individuo continui a essere misurata con i numeri di euro in circolazio­ne.

Dollari, sterline, yen, franchi svizzeri, renminbi cinesi, rupie, pesos, rubli, corone, won coreani, baht thailandes­i, lire turche, dirham degli Emirati Arabi, real brasiliani e via elencando sono i protagonis­ti di una danza macabra, destinati a essere sostituiti dalle carte di credito, dai bonifici bancari, dalle monete virtuali di un grande Monopoli. Si lamenteran­no di questa scomparsa i numismatic­i, gli archeologi (abituati a datare i territori sulla base delle antiche monete disperse) e forse se ne lamenterà il mendicante che tenderà invano la mano nella speranza di ricevere una monetina che non esiste più...

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