Corriere della Sera - La Lettura

COME È SEMPLICE ROMPERE INTERNET

- Di PIETRO MINTO

Il 28 febbraio un problema tecnico nel codice di Amazon Web Services (Aws) ha bloccato per circa quattro ore l’accesso a migliaia di siti e di servizi come Netflix e Spotify. Dopo un’indagine interna, l’azienda ha spiegato che un banale errore umano aveva modificato una linea di codice, generando un effetto domino che «ha rotto internet», come hanno detto molti analisti. L’incidente è stata l’ennesima dimostrazi­one dell’enorme ruolo svolto da Amazon nel settore del cloud computing e dell’hosting: un potere che non tutti si aspettano da un’azienda nota per altri motivi.

Per tutti, infatti, Amazon è the everything store, il negozio dove tutto è a portata di clic. Eppure da anni una sezione di Amazon (Amazon Web Services, detta anche Aws o S3) è diventata essenziale al funzioname­nto di internet e contribuis­ce al 35% del profitto del colosso di Seattle.

Fondata nel 2006 e dal valore stimabile attorno ai 150 miliardi di dollari, Amazon Web Services è un servizio di archivio e allocazion­e di siti web che grazie alla sua scalabilit­à, può far funzionare un piccolo sito o un gigante come Netflix, Airbnb o gli archivi online della Cia. Un successo che però rischia di minare alla radice la struttura stessa di internet, nato come una grande rete composta da punti e nodi distanti e indipenden­ti tra loro.

Nel disegno originale, qualora uno di questi nodi avesse un problema, la rete avrebbe continuato a funzionare, perché solo una piccola parte del tutto sarebbe stata intaccata. Un equilibrio che non è più garantito in un mondo in cui Amazon, sola, è alla base del funzioname­nto di una fetta consistent­e di internet.

E il fatto che Microsoft e Google siano entrate nello stesso mercato non è una buona notizia: il rischio è che pochi attori diventino il motore stesso di internet. In uno scenario simile un attacco hacker a una sola azienda ha un impatto devastante, un effetto valanga. E il problema è che non serve nemmeno l’intervento di un hacker per «rompere internet»: basta un errore umano.

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