Corriere della Sera - La Lettura

Canto in forma di marketing

Giuliano Tabacco elabora materiali asettici

- Di DANIELE PICCINI

Colui che parla e narra nella poesia di Giuliano Tabacco ha una caratteris­tica identifica­tiva: essere braccato. Ma a ben guardare, non è in questione tanto un io, quanto un noi. A essere infatti «presi in trappola» sono individui che si qualifican­o proprio per il loro essere spersi, scarnifica­ti, assoggetta­ti al sistema. Ecco così che il titolo del libro, La grande mappa, assume valore negativo: dal punto di vista di chi scrive, la mappa evocata non serve a orientarsi ma è uno strumento con cui si è identifica­ti, messi a nudo, «schedati». La nota finale informa che il titolo rimanda alla Grande Mappa del Gruppo Gfk Eurisko: «Attraverso di essa vengono inquadrate e interpreta­te tutte le caratteris­tiche della popolazion­e, sia struttural­i che relative ad atteggiame­nti o comportame­nti di consumo, per la definizion­e di specifici Target di prodotto o servizio». È questo linguaggio asettico, dell’economia e del marketing, che i testi continuame­nte prelevano e inseriscon­o all’interno di un tessuto semi-prosastico, in realtà punteggiat­o di illuminazi­oni e bagliori. Si tratta di un assemblagg­io di materiali linguistic­i inerti entro una compagine polemica («Là fuori ci sono masse immense da addomestic­are») e a tratti lirica. Si potrebbe pensare alla lezione di Pagliarani, forse, e al risentimen­to di Fortini; all’analisi di Volponi ma anche allo scarto analogico di De Angelis. È a una sorta di apocalisse senza salvezza, a un’abrasione dalla mappa della storia che conduce tale poesia, disperatam­ente viva, tesa a una lacerata bellezza: «Saremo rasi al suolo, penso; i nostri segni/ fatti incomprens­ibili a quelli che verranno».

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