Corriere della Sera - La Lettura
INTERROGATIVI DI OGNI GIORNO
Viviamo tra dilemmi morali. Ogni giorno. Devo fare studiare mio figlio o accompagnarlo a casa dell’amico che ha avuto un lutto? Meglio portare i ragazzi in montagna come desiderano o condurli a visitare la nonna che si sente sola? Nel caso dell’aereo dirottato dai terroristi la scelta è: abbatterlo e garantire morte sicura a 164 persone oppure lasciare che raggiunga lo stadio verso cui è diretto e sacrificare 2 mila, forse 5 mila innocenti? A me la scelta pare semplice: i passeggeri sarebbero, con probabilità altissima, destinati a morire, i terroristi non cambiano idea facilmente. Parere personale. Cambierebbe se nell’aereo ci fosse un figlio o una compagna di vita. La prossimità, genetica o affettiva, cambia le carte in tavola. Salviamo chi ci è più vicino.
Che cosa sanno gli psicologi di tutto ciò? Il paradigma è il dilemma del trolley. Un carrello corre lungo i binari, lasciato a se stesso ucciderà cinque persone. Vi si offre la possibilità di attivare lo scambio. Li salvate solo condannando a morte un altro uomo. Che fate? Chi sceglie di non agire, dice Francesco Mancini, segue il principio morale «non giocare a fare Dio». Chi agisce, e salva cinque vite al costo di una, segue un imperativo altruistico.
È importante sapere che il modo in cui si presenta il problema cambia le decisioni delle persone. Se si dà informazione più limitata, aumenta la tendenza a non agire (a lasciare morire cinque persone per salvarne una). Se si dà informazione più ampia, aumenta la tendenza a compiere scelte cosiddette «razionali» ovvero salvare cinque vite al prezzo di una. Ogni giorno prendiamo decisioni così, salviamo qualcuno o qualcosa a un certo prezzo. Scelte del genere le compiono chirurghi, politici, magistrati. Ma sono informati dei processi psicologici con cui scelgono? Temo di no. Se lo fossero, avremmo, nella metafora, stadi più sicuri.