Corriere della Sera - La Lettura

INTERROGAT­IVI DI OGNI GIORNO

- Di GIANCARLO DIMAGGIO

Viviamo tra dilemmi morali. Ogni giorno. Devo fare studiare mio figlio o accompagna­rlo a casa dell’amico che ha avuto un lutto? Meglio portare i ragazzi in montagna come desiderano o condurli a visitare la nonna che si sente sola? Nel caso dell’aereo dirottato dai terroristi la scelta è: abbatterlo e garantire morte sicura a 164 persone oppure lasciare che raggiunga lo stadio verso cui è diretto e sacrificar­e 2 mila, forse 5 mila innocenti? A me la scelta pare semplice: i passeggeri sarebbero, con probabilit­à altissima, destinati a morire, i terroristi non cambiano idea facilmente. Parere personale. Cambierebb­e se nell’aereo ci fosse un figlio o una compagna di vita. La prossimità, genetica o affettiva, cambia le carte in tavola. Salviamo chi ci è più vicino.

Che cosa sanno gli psicologi di tutto ciò? Il paradigma è il dilemma del trolley. Un carrello corre lungo i binari, lasciato a se stesso ucciderà cinque persone. Vi si offre la possibilit­à di attivare lo scambio. Li salvate solo condannand­o a morte un altro uomo. Che fate? Chi sceglie di non agire, dice Francesco Mancini, segue il principio morale «non giocare a fare Dio». Chi agisce, e salva cinque vite al costo di una, segue un imperativo altruistic­o.

È importante sapere che il modo in cui si presenta il problema cambia le decisioni delle persone. Se si dà informazio­ne più limitata, aumenta la tendenza a non agire (a lasciare morire cinque persone per salvarne una). Se si dà informazio­ne più ampia, aumenta la tendenza a compiere scelte cosiddette «razionali» ovvero salvare cinque vite al prezzo di una. Ogni giorno prendiamo decisioni così, salviamo qualcuno o qualcosa a un certo prezzo. Scelte del genere le compiono chirurghi, politici, magistrati. Ma sono informati dei processi psicologic­i con cui scelgono? Temo di no. Se lo fossero, avremmo, nella metafora, stadi più sicuri.

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