Corriere della Sera - La Lettura
Merito mio se erano davvero orrende le streghe di Verdi e di Dario Argento
Da 11 anni collaboratrice fissa del teatro Fondazione Coccia di Novara, la cinquantaquattrenne Rosalia Visaggio fa il lavoro che sognava da bambina: «Occuparmi di trucco e parrucco — dice — entrando soprattutto in empatia con il regista degli allestimenti che seguo. Carpire il suo messaggio. Come un anno fa con Dario Argento, regista del nostro Macbeth verdiano, che mi ha chiesto di trasformare in streghe alcune ragazze solo con un trucco molto evidente e acconciature fuori del comune. Ho lavorato con bellissime ragazze che però Argento voleva anche e soprattutto bruttissime, anzi orrende». Visaggio è nata come acconciatrice ma ha anche frequentato il liceo artistico. «E mi piace molto sia insegnare — come faccio presso la scuola professionale Filosformazione (che collabora con il Coccia) — sia naturalmente seguire i cantanti principali». Si tratta di creare dal niente un personaggio. «E più i miei interlocutori sono professionali, meglio è per tutti. Per la nostra Aida, lavorare con Walter Fraccaro è stato bellissimo». Truccare un artista vuol dire cambiarlo fuori ma anche «dentro»? «Proprio così. Perfino più “dentro”. Gli artisti che trucco poi si guardano allo specchio e iniziano a entrare, solo allora, nei panni del personaggio da interpretare. Una trasformazione che loro avvertono subito. E me lo trasmettono». Dopo il trucco, il parrucco. «Ogni epoca rappresenta la sua storia. Con la nostra recentissima Butterfly, regia di Renato Bonaiuto, è stata questa la nostra priorità. Con parrucche stravaganti, un po’ strane e alla ricerca di una armonia diversa dal solito». E se lei stessa si dovesse truccare? «Nessun dubbio. Proprio da Cio Cio-san».