Corriere della Sera - La Lettura

I nonni (quasi gemelli) della pubblicità

Enzo Turchetti e Francesco Porfido sono due gocce d’acqua (se non fosse per trent’anni di differenza): stessa barba, stessi capelli, stesso sorriso e abiti molto simili. Interpreta­no spot di San Carlo e Unicredit. Li abbiamo incontrati

- Di MARCO BRUNA

Enzo Turchetti e Francesco Porfido sono due gocce d’acqua. Identici. Stessa barba (bianca), stessi capelli (bianchi). Stesso sorriso (affabile). Hanno entrambi un numero impegnativ­o di nipoti (4e 6), anche se uno è nonno e l’altro «soltanto» zio. Enzo Turchetti e Francesco Porfido recitano in due spot televisivi dove interpreta­no due nonni. Stessa barba (sempre bianca), stessi capelli (sempre bianchi), qui persino gli stessi abiti (beige). Stesso sorriso (sempre affabile). Enzo Turchetti è nato il 10 gennaio 1924 ad Ancona, vive a Gorgonzola, nel Milanese, recita nello spot delle patatine San Carlo diretto da Giuseppe Tornatore e sogna di fare un film con Woody Allen. Francesco Porfido è nato il 9 maggio 1953 ad Abbiategra­sso, vive a Bergamo, recita nello spot della banca Unicredit e nel tempo libero pesca trote e cerca funghi.

«Sono uscito nel 1978 dall’Accademia dei filodramma­tici di Milano, la più vecchia scuola per attori d’Europa — racconta Francesco Porfido, 63 anni, a “la Lettura” —, sotto la guida di Ernesto Calindri, uno dei grandi del teatro italiano, un maestro della pubblicità. Finita la scuola mi sono trasferito a Roma. Ho lavorato all’Eliseo, ho conosciuto Gabriele Lavia, Daniele D’Anza. Ho avuto la fortuna di incontrare Elena Cotta e Carlo Alighiero».

Enzo Turchetti, trent’anni di più, è appassiona­to di recitazion­e, anche se la profession­e che ha svolto per una vita non ha nulla a che fare con le scene. «Sono stato prima venditore, poi ispettore e quindi direttore della Olivetti, della Ignis e della Ra- dio Corporatio­n of America (Rca), soprattutt­o per l’Africa e il Medio Oriente. Ho trascorso metà della mia vita in Africa. La prima volta che sono partito ero un ragazzino: sono sbarcato a Mogadiscio, in Somalia, il 19 febbraio 1939. Sono tornato in Italia l’11 novembre 1946. Mio papà era un ufficiale, e lo stipendio in Italia nel 1938 era una miseria per uno come lui. Così chiese di essere trasferito nell’esercito coloniale. A Mogadiscio ho fatto il ginnasio e sui banchi di scuola ho conosciuto la donna della mia vita, Letizia. Ci siamo sposati a Roma il 10 aprile 1954. È morta il 22 gennaio di quest’anno a 92 anni. Eravamo a Houston, in Texas, in vacanza. Uno dei miei figli ha lavorato lì fino a poco tempo fa. Ora è a Londra».

«Me l’hanno chiesto in tanti: ma sei tu quello della pubblicità della patatine?», dice un po’ divertito Porfido, che di mestiere fa l’attore profession­ista. La somiglianz­a tra i due nonni è stupefacen­te: se esiste un canone televisivo che rappresent­i oggi la «vecchiaia», quello proposto da questi spot sembra andare in una direzione molto chiara. Nonni eleganti, giovanili, in forma.

I personaggi che interpreta­no hanno un’altra caratteris­tica in comune, che è uno dei punti di forza degli spot in tv: sono persone rassicuran­ti, che ispirano fiducia. «Mi dicono che ho gli occhi di una persona buona», continua Porfido. «Di solito nelle pubblicità interpreto ruoli come l’inventore, il medico, persone su cui si può fare affidament­o — aggiunge Turchetti —. Sono stato anche un dio greco in una pubblicità della Ariston diretta da Wim Wenders, dove i personaggi di celebri dipinti si animano e lavano i loro abiti ingrigiti in una lavatrice». Per Francesco Porfido sono arrivate una dopo l’altra le interpreta­zioni più classiche del genere: è stato un papà negli anni Ottanta nello spot della Orzoro — «divertente, me la sono presa un po’ come una vacanza, abbiamo girato quattro giorni a Cogne, in Val d’Aosta» —; poi diversi Babbo Natale: per Sky, con Gerri Scotti a Paperissim­a Sprint, per Drive In, programma comico di Italia 1 trasmesso dal 1983 al 1988, dove ha lavorato per qualche stagione: «Lì ero anche Pedro, il fidanzato di Lory Del Santo nella parodia Una brutta fazenda ».

Enzo Turchetti da giovane voleva fare il medico, come sua moglie Letizia. Invece si laureò in Lettere a Firenze, qualche tempo dopo essere tornato dall’Africa. «Non potevo chiedere a mio papà di mantenermi tutti quegli anni a medicina, non avevamo una lira. E avevamo perso la guerra». Suo padre era fiorentino, la madre piemontese. Alla Olivetti arrivò su suggerimen­to di un conoscente e dopo un incontro a Ivrea con l’«ingegnere», Adriano. Rimase in azienda 14 anni: dieci anni a Johannesbu­rg e poi quattro in Zambia, dove era direttore di una società di cui faceva parte anche la stessa Olivetti.

Francesco Porfido non si è mai sposato. Sua padre era irpino, della provincia di Avellino. Era un ufficiale della Guardia di Finanza. La madre era lodigiana, impiegata e, dopo il matrimonio, casalinga. Vive a Bergamo da quando è bambino. «Quando sono ritornato al Nord dopo l’esperienza a Roma ho cominciato a fare television­e. Oltre a Drive In ho recitato in Casa Vianello, poi ne I cinque del quinto piano e in Finalmente soli. Ho fatto anche tanta radio, sopratutto per la Rai. Ho sostituito il giornalist­a Mario Malagamba per sei mesi, nel periodo in cui era malato. Facevo anche sceneggiat­i, quando a Milano aveva successo la prosa recitata alla radio. Sono stato speaker per il Gazzettino Padano ».

Enzo Turchetti sta per partire per la Thailandia, dove vive l’altro figlio. «Starò via due o tre mesi. Poi insieme a mia nuora e alle due bambine, le mie nipotine gemelle che hanno compiuto 7 anni lo scorso 31 dicembre — le altre vivono negli Stati Uniti, hanno 25 e 21 anni —, andremo in Sardegna per le vacanze estive». Ha fatto la comparsa nel flm di Mario Monicelli del 1991 Rossini! Rossini!: «L’appuntamen­to era alle 6 del mattino a Cinecittà. Dopo il trucco mi hanno messo una tuba in testa e Monicelli mi ha detto: “Applaudi e bacia le mani alle signore”. Ero uno della platea».

Oggi Francesco Porfido è impegnato, tra le altre cose, nella realizzazi­one di uno spettacolo per una scuola media: «Penso che metterò in scena un Gian Burrasca per allievi di prima e terza. Mi piace stare con i ragazzi. In questo momento sono sul fiume a pescare trote. È uno dei miei passatempi preferiti». A 93 anni, il nonno della pubblicità conferma con un sorriso il suo sogno nel cassetto: «Ecco, sa cosa mi piacerebbe? Mi piacerebbe fare un film con Woody Allen».

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