Corriere della Sera - La Lettura
IL NATIVO DIGITALE RESUSCITA LA PIANOLA
«Oggi devo portare a scuola la pianola». Il ragazzino si riferisce a una tastiera elettronica sulla quale farà correre le dita durante l’ora di educazione musicale. Eppure, benché sia ovviamente un nativo digitale, in grado di identificare da lontano qualsiasi modello di smartphone, non conosce il termine corretto per il proprio strumento. E usa quello che, erroneamente, gli hanno trasmesso gli adulti, anche loro un po’ ignoranti.
Bene: la pianola fu un pianoforte meccanico, dotato di un dispositivo che gli permetteva di suonare in assenza di un pianista, riproducendo dei rulli perforati, come fosse una sorta di carillon. Fu inventato negli Usa nel 1895 e immesso sul mercato tre anni dopo dalla Aeolian Company — pianola era il nome commerciale. Ebbe una grande fortuna perché rappresentava l’unica possibilità per ascoltare musica in assenza di musicisti. Si rivelò anche prezioso, in seguito, per gli storici della musica, perché alcuni dei maggiori pianisti viventi accettarono di suonare per perforare i rulli e così, pur non possedendo qualcosa di analogo alle attuali registrazioni, possiamo ancora ascoltare esecuzioni di Busoni, Debussy o Rachmaninov. Ma la crisi economica del ’29, e la diffusione di fonografi e grammofoni, segnò la fine della pianola, relegandola a oggetto di culto per appassionati ( tra i quali il compositore americano Conlon Nancarrow, che compose complicatissime pagine per pianoforte meccanico).
Che cosa hanno dunque a che fare le moderne tastiere elettroniche con quegli ingombranti strumentoni? Nulla, assolutamente nulla. Ma il fascino un po’ misterioso di pianoforti «che suonano da soli» ha colpito l’immaginazione dei nostri nonni, e dei nostri genitori, in maniera così forte da far sì che quel termine arrivasse sino ai nativi digitali, per indicare qualsiasi strumento musicale elettronico dotato di tastiera. E così le tecnologiche realizzazioni del presente, scintillanti di ogni sorta di suono campionato, rimangono per noi, più modestamente, pianole.