Corriere della Sera - La Lettura
La macchina da storie chiamata Roald Dahl
Un paio di settimane fa nella classica degli ebook sono comparsi in ottima posizione i meravigliosi Tutti i racconti di Roald Dahl. Dahl ha scritto cose superbe ( Le streghe, Il GGG) ma nelle 800 pagine che raccolgono le sue storie si è superato. Sin dalla prima, l’agghiacciante L’affittacamere, l’arte narrativa di Dahl (che fu anche pilota della Raf e si sente nelle sue picchiate) funziona come il vecchio numero del lanciatore di coltelli. Ogni sua frase è un pugnale affilatissimo e la si legge con terrore immedesimandosi nella ragazza sfiorata dalle lame. Una cinquantina di racconti e non ce n’è uno che tradisca debolezza o routine. Ho detto dell’Affittacamere, una storia diventata proverbiale, ma potrei dire di William e Mary (un corso di psicopatologia quotidiana matrimoniale), di A proposito di maiali (che è stato scritto molto tempo fa ma prevede e riassume i dibattiti in corso tra vegetariani e carnivori), di Racconto africano (parabola di sapore biblico sulla vendetta), di L’ospite (un caso, raccapricciante, di sesso estremo) e di Cagna (un caso, esilarante, di sesso estremo), due puntate dell’infinita autobiografia di Oswald Hendryks Cornelius, l’uomo che surclassò in performance erotiche Giacomo Casanova. Una citazione in particolare vorrei riservarla a Lo scrittore automatico, all’invenzione del calcolatore elettronico che può narrare tutte le trame del mondo e in tutti gli stili conosciuti. Qui l’autore fa pura autobiografia: quella portentosa macchina da scrivere è lo stesso Dahl. Questo volume è la risposta all’eterna domanda: che libro porteresti su un’isola deserta? Siete appena naufragati su un atollo fuori da ogni rotta conosciuta? Niente panico. Aprite a caso il libro di Dahl e leggete: «Eravamo in sei a pranzo da Mike Schofield, quella sera a Londra: Mike, con la moglie e la figlia, mia moglie e io e un certo Richard Pratt...». E capirete che non vi siete persi niente: l’umanità è meglio perderla che trovarla.