Corriere della Sera - La Lettura

DIPINGO MENTRE IL TRAFFICO MI CULLA

- Di DAVIDE BENATI

Nelle sere di prima estate passate ad aspettare il fresco, affacciato a una finestra, in attesa del grande esodo verso il mare, la mia casa sulla via Emilia poco fuori Reggio era come un’Arca di Noè. Per chi viaggiava, una stazione di sosta lungo quella solida diagonale che tagliava in due la pianura e le piccole capitali che la punteggiav­ano; anche un punto di osservazio­ne privilegia­to al mutare dei tempi, dei costumi coi «Giri d’Italia» e i «Cantagiri», con le domeniche d’agosto e la calura, il richiamo del mare e le sirene di Milano. Passavano tutti da qui, prima delle Autostrade del boom, prima dei capannoni delle industrie e dei ritmi febbrili e il traffico oggi non è più epico ma è ancora poetico, una piccola Tokaido domestica che invita al viaggio: è stato facile per me andarmene; è stato facile per me tornare e, se molti fotografi e scrittori hanno guardato questa strada, niente come le vecchie case che la costeggian­o conserva ancora e racconta le memorie e le storie. Giovanni Guareschi negli anni Cinquanta percorreva la via Emilia in bicicletta per farne un racconto-reportage per il «Corriere della Sera»; fotografò, tra le altre cose, una casa poco lontana dalla mia che aveva una scritta a grandi caratteri sulla facciata che diceva: «In questa casa non si bestemmia!» — un’ingiunzion­e un po’ stramba da leggere nel cuore di quella terra che era conosciuta come Emilia rossa. Il mio studio è qui, nella casa dove sono nato, sulla strada. Dipingo con il continuo fruscio dello scorrere instancabi­le del traffico, in sottofondo come una colonna sonora, una nenia che pulsa sulla via Emilia presente, solida, antica.

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