Corriere della Sera - La Lettura
Enea era proprio mio nonno
«Èarrivato l’ultimo giorno, il tempo inevitabile della nostra rovina. Hanno già assediato le strade e stanno con le armi pronti a far di noi strage e macello...». Grida disperate, sangue, cadaveri e atrocità ovunque. Immaginiamo di trovarci all’improvviso in piena notte, dopo una festa dove abbiamo bevuto e ballato ubriachi di gioia per una guerra che sembrava finita, con la casa bruciata da una palla di fuoco, la città devastata, la gente per le strade che fugge inseguita da uomini armati che stuprano e uccidono. La guerra non è finita ed è una delle tante che affliggono il mondo. Un uomo, di nome Enea, decide di scappare con moglie, figlio e il vecchio padre per andare in cerca di una terra lontana, dove vivere in pace.
È un migrante di oggi quello che il drammaturgo canadese di origini egiziane Olivier Kemeid racconta nella riscrittura dell’Eneide. Si intitola Il viaggio di Enea lo spettacolo che debutta il 19 aprile a Pordenone e sarà al Teatro Argentina di Roma dal 26 con la regia di Emanuela Giordano. Protagonista Fausto Russo Alesi. Un racconto poetico delle migrazioni che, pur rifacendosi all’opera di Virgilio, prende spunto dalla storia familiare dell’autore, nato a Montreal: suo nonno, infatti, è quell’uomo in fuga dai disastri dell’esistenza e, tra mille difficoltà e peregrinazioni, è approdato in Canada per mettere in salvo la famiglia.
«Ho studiato a scuola la Divina Commedia — racconta Kemeid a “la Lettura” —, sono stato affascinato da Virgilio, la guida di Dante. Quando ho letto l’Eneide sono rimasto scioccato dalla corrispondenza tra le vicende narrate nel poema e quelle vissute dai miei familiari: in Enea ho rivisto mio nonno, in Ascanio mio padre. Mi sono tornati in mente i racconti della loro drammatica avventura... le ostilità del mare, del deserto, dei centri di accoglienza...». Una storia di migrazione che risale al 1952, quando la rivoluzione egiziana portò al potere Nasser con un colpo di Stato. «I miei appartenevano alla minoranza cristianocopta — continua Kemeid —. Erano già migranti, perché erano arrivati in Egitto dal Libano ai primi del Novecento. Quando scoppiò la rivoluzione, decisero di scappare prima che iniziassero le persecuzioni. Raggiunsero Alessandria, si imbarcarono e la prima tappa fu Napoli. Poi ripartirono per Marsiglia, da lì andarono a Le Havre e infine approdarono nel Québec. Un viaggio durato tre mesi».
Nel buio emerge un rumore assordante di ferraglia e vetri rotti che invade la scena. Enea, in mutande, si infila goffamente i pantaloni, scuote la moglie Creusa dal panico, afferra il figlio Ascanio, poi qualche indumento che