Corriere della Sera - La Lettura
L’altra capitale
«Se succedono cose che riguardano il futuro in Italia, o succedono a Milano o non succedono». L’osservazione del sociologo Mauro Magatti può fare da didascalia a tanti fermo immagine rimasti nella testa di chi vive o è passato dal capoluogo lombardo in questi ultimi, dinamici anni. Il più recente è quello della processione di persone che ha affollato gli stand della Fiera del Mobile e le vetrine del Fuori Salone. Migliaia di turisti, milanesi, giovani, professionisti, coppie che hanno partecipato al rito collettivo di questa ritrovata creatività. Ma ci sono molti altri flash: la nuova skyline cittadina che non ha nulla da invidiare a quelle europee e ne sfida qualcuna internazionale; la Fondazione Prada che ha aperto le sue porte in una zona considerata di periferia e le Gallerie d’Italia in centro; gli sceicchi in missione a investire i loro capitali scommettendo sulla città e le due squadre cittadine di calcio che mettono la testa in Cina; il Refettorio Ambrosiano dove gli chef uniscono solidarietà e qualità combattendo la lotta allo spreco; il provocatorio Dito di Cattelan e la Borsa che si apre diventando anche luogo dove si parla di libri, si mangia e ci si incontra superando l’idea della finanza grigia e ripiegata su se stessa; la Triennale che rinasce, il Mudec, il Museo del Novecento che segnano la continuità e l’innovazione della cultura milanese; le otto università milanesi che traboccano di idee e studenti, italiani e stranieri, conquistando credibilità e posti nelle classifiche internazionali; i cittadini che si organizzano e scendono in strada a ripulire piazze e muri aggrediti dai centri sociali; i tanti volti di chi fa volontariato ogni giorno; le pagine dei quotidiani stranieri che incoronano Milano come capitale delle startup. E perfino l’accoglienza festosa, massiccia e inattesa che ha salutato papa Francesco.
Tanti clic a raccontare una città (allungata oltre i confini e unita alle eccellenze lombarde) che ha ritrovato orgoglio ed energia, voglia di fare e fiducia in se stessa e che adesso si candida a diventare anche capitale della lettura ospitando Tempo di Libri, ennesimo banco di prova, ennesima sfida. Tanti fermo immagine e poi il lungo film dei sei mesi di Expo, con le code ai tornelli e i grandi della Terra arrivati a visitare l’esposizione dove tutto ha funzionato superando gli scetticismi iniziali.
Oltre l’Expo
Attribuire all’evento il merito di questo momento magico non sarebbe totalmente corretto. Meglio seguire l’indicazione del filosofo Salvatore Veca: «Expo è stata l’incipit di una nuova narrazione, ma anche il suo esito, perché proprio questo evento ha messo insieme e dato luce a tasselli di un mosaico che gia esistevano e dovevano soltanto essere riuniti». Per capire come la città, dopo la ferita di Tangentopoli e anni di buio, abbia messo le basi per questo rinascimento.
Va per punti e titoli il rettore Ferruccio Resta, da poco insediato alla guida del Politecnico: «Il segreto del successo è in quattro fattori. L’armonia istituzionale, una buona responsabilità sociale, la voglia di bellezza, cultura e tecnologia e la capacità progettuale ». Il tema dell’armonia fra istituzioni è sottolineato da più parti, il famoso« gioco di squadra» che dal 2009 aveva visto uniti Comune, Regione, mondo dell’impresa, parti sociali e terzo settore per ottenere l’ assegnazione di Expo. L’economista Stefano Paleari, che detiene ancora il primato di più giovane presidente della Conferenza dei rettori italiani (dal 2013 al 2015) e oggi guida il progetto di Human Technopole, gioiellino di ricerca su nanotecnologie, intelligenza artificiale e nutrizione che darà anima ai terreni dell’esposizione, lo sottolinea: «Il fatto che negli ultimi 15 anni si siano avvicendati sindaci e presidenti della Regione che hanno dato continuità uno ai progetti dell’altro, riuscendo a remare nella stessa direzione, non è di poco conto e non è da tutte le città. Soprattutto è l’elemento decisivo per chi, forze intellettuali o imprenditoriali che siano, decide di investire e sceglie il luogo dove ritiene che gli indirizzi istituzionali siano maggiormente garantiti».
Riassume Veca: «La giunta Albertini ha progettato nuovi pezzi di città, la giunta Moratti ha conquistato l’Expo, la giunta Pisapia ha restituito orgoglio e senso civico».
Ricerca e tecnologia
Milano in questi ambiti è sempre stata un passo avanti. Alberto Mantovani, docente dell’Humanitas University e direttore scientifico dell’Irccs Humanitas, parte dai dati: «Usando gli indicatori della produttività scientifica e immaginando la ricerca come una riedizione della partita Italia-Germania, battiamo i tedeschi perché se facciamo 100 la Germania, noi siamo al 125 per cento. Così come nel Rank internazionale di Scimago che classifica cinquemila istituzioni impegnate nella ricerca biomedica, una serie di istituzioni concentrate nell’area milanese allargata fino al San Matteo di Pavia si giocano la partita alla pari con le altre grandi del mondo». C’e un terzo elemento introdotto da Mantovani: «All’università di Lovanio mi hanno di recente presentato una mappa di trenta zone dell’innovazione nel mondo e l’unica area che si accende nel nostro Paese è quella di Milano e dintorni».
Non si parli però, evocando un titolo celeberrimo del neorealismo italiano, di Miracolo a Milano. Ad esempio,
Due settimane dopo il Salone del Mobile, attraversato da una festosa moltitudine di turisti, Milano si prepara ad accogliere altre migliaia di visitatori per Tempo di Libri, debutto di un evento fortemente voluto in una città che ha ritrovato una capacità attrattiva internazionale. Dedichiamo agli incontri la prima parte di questo supplemento speciale di 64 pagine