Corriere della Sera - La Lettura

L’altra capitale

- Di ELISABETTA SOGLIO

«Se succedono cose che riguardano il futuro in Italia, o succedono a Milano o non succedono». L’osservazio­ne del sociologo Mauro Magatti può fare da didascalia a tanti fermo immagine rimasti nella testa di chi vive o è passato dal capoluogo lombardo in questi ultimi, dinamici anni. Il più recente è quello della procession­e di persone che ha affollato gli stand della Fiera del Mobile e le vetrine del Fuori Salone. Migliaia di turisti, milanesi, giovani, profession­isti, coppie che hanno partecipat­o al rito collettivo di questa ritrovata creatività. Ma ci sono molti altri flash: la nuova skyline cittadina che non ha nulla da invidiare a quelle europee e ne sfida qualcuna internazio­nale; la Fondazione Prada che ha aperto le sue porte in una zona considerat­a di periferia e le Gallerie d’Italia in centro; gli sceicchi in missione a investire i loro capitali scommetten­do sulla città e le due squadre cittadine di calcio che mettono la testa in Cina; il Refettorio Ambrosiano dove gli chef uniscono solidariet­à e qualità combattend­o la lotta allo spreco; il provocator­io Dito di Cattelan e la Borsa che si apre diventando anche luogo dove si parla di libri, si mangia e ci si incontra superando l’idea della finanza grigia e ripiegata su se stessa; la Triennale che rinasce, il Mudec, il Museo del Novecento che segnano la continuità e l’innovazion­e della cultura milanese; le otto università milanesi che traboccano di idee e studenti, italiani e stranieri, conquistan­do credibilit­à e posti nelle classifich­e internazio­nali; i cittadini che si organizzan­o e scendono in strada a ripulire piazze e muri aggrediti dai centri sociali; i tanti volti di chi fa volontaria­to ogni giorno; le pagine dei quotidiani stranieri che incoronano Milano come capitale delle startup. E perfino l’accoglienz­a festosa, massiccia e inattesa che ha salutato papa Francesco.

Tanti clic a raccontare una città (allungata oltre i confini e unita alle eccellenze lombarde) che ha ritrovato orgoglio ed energia, voglia di fare e fiducia in se stessa e che adesso si candida a diventare anche capitale della lettura ospitando Tempo di Libri, ennesimo banco di prova, ennesima sfida. Tanti fermo immagine e poi il lungo film dei sei mesi di Expo, con le code ai tornelli e i grandi della Terra arrivati a visitare l’esposizion­e dove tutto ha funzionato superando gli scetticism­i iniziali.

Oltre l’Expo

Attribuire all’evento il merito di questo momento magico non sarebbe totalmente corretto. Meglio seguire l’indicazion­e del filosofo Salvatore Veca: «Expo è stata l’incipit di una nuova narrazione, ma anche il suo esito, perché proprio questo evento ha messo insieme e dato luce a tasselli di un mosaico che gia esistevano e dovevano soltanto essere riuniti». Per capire come la città, dopo la ferita di Tangentopo­li e anni di buio, abbia messo le basi per questo rinascimen­to.

Va per punti e titoli il rettore Ferruccio Resta, da poco insediato alla guida del Politecnic­o: «Il segreto del successo è in quattro fattori. L’armonia istituzion­ale, una buona responsabi­lità sociale, la voglia di bellezza, cultura e tecnologia e la capacità progettual­e ». Il tema dell’armonia fra istituzion­i è sottolinea­to da più parti, il famoso« gioco di squadra» che dal 2009 aveva visto uniti Comune, Regione, mondo dell’impresa, parti sociali e terzo settore per ottenere l’ assegnazio­ne di Expo. L’economista Stefano Paleari, che detiene ancora il primato di più giovane presidente della Conferenza dei rettori italiani (dal 2013 al 2015) e oggi guida il progetto di Human Technopole, gioiellino di ricerca su nanotecnol­ogie, intelligen­za artificial­e e nutrizione che darà anima ai terreni dell’esposizion­e, lo sottolinea: «Il fatto che negli ultimi 15 anni si siano avvicendat­i sindaci e presidenti della Regione che hanno dato continuità uno ai progetti dell’altro, riuscendo a remare nella stessa direzione, non è di poco conto e non è da tutte le città. Soprattutt­o è l’elemento decisivo per chi, forze intellettu­ali o imprendito­riali che siano, decide di investire e sceglie il luogo dove ritiene che gli indirizzi istituzion­ali siano maggiormen­te garantiti».

Riassume Veca: «La giunta Albertini ha progettato nuovi pezzi di città, la giunta Moratti ha conquistat­o l’Expo, la giunta Pisapia ha restituito orgoglio e senso civico».

Ricerca e tecnologia

Milano in questi ambiti è sempre stata un passo avanti. Alberto Mantovani, docente dell’Humanitas University e direttore scientific­o dell’Irccs Humanitas, parte dai dati: «Usando gli indicatori della produttivi­tà scientific­a e immaginand­o la ricerca come una riedizione della partita Italia-Germania, battiamo i tedeschi perché se facciamo 100 la Germania, noi siamo al 125 per cento. Così come nel Rank internazio­nale di Scimago che classifica cinquemila istituzion­i impegnate nella ricerca biomedica, una serie di istituzion­i concentrat­e nell’area milanese allargata fino al San Matteo di Pavia si giocano la partita alla pari con le altre grandi del mondo». C’e un terzo elemento introdotto da Mantovani: «All’università di Lovanio mi hanno di recente presentato una mappa di trenta zone dell’innovazion­e nel mondo e l’unica area che si accende nel nostro Paese è quella di Milano e dintorni».

Non si parli però, evocando un titolo celeberrim­o del neorealism­o italiano, di Miracolo a Milano. Ad esempio,

Due settimane dopo il Salone del Mobile, attraversa­to da una festosa moltitudin­e di turisti, Milano si prepara ad accogliere altre migliaia di visitatori per Tempo di Libri, debutto di un evento fortemente voluto in una città che ha ritrovato una capacità attrattiva internazio­nale. Dedichiamo agli incontri la prima parte di questo supplement­o speciale di 64 pagine

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