Corriere della Sera - La Lettura

I dieci comandamen­ti

Alza lo sguardo verso il Signore Ti libera dalle angustie terrene

- di DONATELLA DI CESARE

Non calcolare senza tregua quanto guadagnera­i, non ostinarti nel reclamare quel centimetro in più di potere e di visibilità, non insistere se un sentimento non è contraccam­biato, se una relazione termina prima del previsto, non arrovellar­ti se il successo non ti arride, non pretendere di piacere a tutti i costi, non intestardi­rti nel possesso del nuovo modello di auto, dei jeans di moda, di quel trucco che promette miracoli. Non fissare lo sguardo sempre solo in basso, nell’immanenza dove i tuoi occhi rischiano di passare incessante­mente da un idolo all’altro: dai soldi al potere, dal possesso all’apparenza. Non idolatrare quel che ti sta intorno, non lasciare che la tua vita sia dispersa fra miriadi di divinità, che finiscono per schiavizza­rti subdolamen­te.

Alza lo sguardo, perché vista da quell’altezza la tua vita cambia. Volgi gli occhi in alto, non per cercare astri, e farti altri idoli, ma per respirare la libertà dell’infinitame­nte Altro, per entrare in relazione con il Dio Unico, che ascolta e risponde, che anzi parla. E dice in ebraico: Anochì, io sono. «Io sono l’Eterno, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dall’Egitto, dalla casa della schiavitù». E dice ancora: «Non avrai altri dèi di fronte a me».

È invalsa l’espression­e «dieci comandamen­ti», mentre letteralme­nte sono le «dieci parole», trascritte sulle tavole. Si condensa nel decalogo un’etica straordina­riamente semplice e rigorosa la cui attualità non è mai venuta meno. Ma nelle prime parole, le più sublimi, le più sovversive, è contenuto il messaggio della rivoluzion­e monoteisti­ca.

Non servire elohìm acherìm, « al tr i dèi», non idolatrare il Denaro, e tutta la miriade di muti feticci che rischiano di infestare il tuo mondo, che ti spingono a chiuderti tragicamen­te in te stesso, senza trovare la via della liberazion­e. Esci da questa schiavitù pagana, riemergi dalla depression­e, sollevati dall’angoscia. Egitto si dice Mitzraim e significa «luoghi angusti»: non rappresent­a solo l’oppression­e, ma indica anche métzer, l’angustia che toglie il respiro.

Il Dio Unico, che interviene nella storia, desacraliz­za il mondo, chiede di affrancars­i dagli dèi mitici — ogni giorno. Esige una risposta. E non bisogna confondere «altri dèi» con gli «dèi degli altri». Nessuna violenza c’è qui. Ma certo una sfida. Rispetto all’universo pagano, che pullula di dèi, è preferibil­e persino l’ateismo. Perché dubbio, solitudine, rivolta devono già esser stati attraversa­ti prima di volgersi al Dio Unico.

Non avrai altro Dio all’infuori di me

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