Filippo Timi legge alcune pagine di «Shining» «Le sue storie come canzoni: ti trasportano loro»

sit-com Friends, «non riesca ad andare avanti nella lettura di Shining perché troppo paurosa» (lo stesso Joy, d’altra parte, mette il libro in frigorifero quando lo interrompe e confessa di non iniziarlo mai se non è sicuro di avere abbastanza posto nel frigo).

Alla «sua» lettura di Shining in programma per Tempo di Libri, lettura pensata per festeggiare i settanta anni di King e i quaranta del libro, Filippo Timi ci arriva comunque con tutto il libro (letto) sulle spalle. Un riavvicinamento legato all’arrivo nel 1980 della versione cinematografica del romanzo di King, quella celebratissima firmata da Stanley Kubrick. «Vidi il film e mi sembrò subito un capolavoro e, soprattutto, non mi fece paura come le prime trenta pagine del libro. Allora decisi che era venuto il momento di rileggere Shining e lo feci tutto d’un fiato». Ma lo sa che a King la versione di Kubrick non era poi piaciuta? «Chi se ne frega, anche King può sbagliare. Kubrick è un genio assoluto, proprio come King. Ma prima di tutto Kubrick e King mi sanno emozionare, il fatto che siano maestri del cinema o della letteratura per me non conta più di tanto».

Datemi un triciclo — questo il titolo della lettura di Timi — arriva mentre l’attore sta studiando Riccardo III d Shakespeare e mentre le sue paure arrivano, piuttosto che dalle pagine di King, dal Libro Rosso di Jung: «Ormai ogni notte parlo con Jung, piango con lui e lui mi dice: Timi sei una miseria d’uomo, fai schifo sempre a piangere».

Poi Timi torna a parlare di Shining, «un amore improvviso come tutte le letture, un modo per pagare dei debiti a se stesso o, come in questo caso, ai libri che sono stati per lui importanti». Ma farà paura? «Impossibile, perché non c’è la confidenza e l’intimità che tu puoi avere con il libro quando lo leggi da solo, quando sei tu con la tua voce interiore, il terrore dalle pagine di un romanzo può nascere solo così».