Corriere della Sera - La Lettura
Haruf stende i big Segue secondo round
Iromanzi che fanno stare bene la gente di solito non fanno stare bene gli scrittori. Nel senso che c’è una semplicità in quei romanzi, un’apertura confidente, che fa scattare l’allarme negli esperti in materia. Poi c’è il caso di Kent Haruf, un caso solitario (in tutti i sensi della parola). I romanzi di Haruf fanno stare bene la gente (sono amatissimi dai lettori, a livello degli adepti di un culto esoterico) e fanno stare bene anche gli scrittori. Fanno stare bene, in particolare, uno scrittore, Marco Missiroli. Dopo aver letto Le nostre anime di notte, l’ultimo romanzo di Haruf (narratore americano che non aveva mai sfondato sinora in Italia, nonostante un tentativo di Rizzoli diciassette anni fa), Missiroli ha scritto un articolo (ma è più una confessione se non un’abiura) in cui diceva: «Haruf mi stava mostrando la vita com’era, a me lettore sovrastrutturato, a me scrittore stratificato, me la stava raccontando per come le persone sono. E lo stava facendo sussurrando con l’ordine più semplice: soggetto, predicato verbale, complemento oggetto». Haruf deve molto a Hemingway (e il ritorno di Hemingway come modello sarà la novità dei prossimi anni in letteratura). L’ammontare del debito è dichiarato già nell’incipit del romanzo: «E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di maggio, appena prima che facesse buio». Più hemingwayani di così si muore, anzi una frase-cover del genere potrebbe suonare addirittura parodica, forse maldestra, quasi incresciosa. Ora immaginate (come fa Missiroli) una gloriosa arena di boxe (alla Madison Square Garden), e immaginate una finale mondiale dei pesi massimi letterari contemporanei. Secondo Missiroli, l’outsider Haruf (ma da quale colonia pugilistica spunta fuori questo qui?) costringerebbe Cormac McCarthy alle corde, chiuderebbe all’angolo Carrère, Houellebecq, Ernaux e DeLillo. Spedirebbe al tappeto addirittura Philip Roth! È andata davvero così? Lo vedremo la prossima volta.