Corriere della Sera - La Lettura

I dinosauri sono vivi e volano tra noi

Paleontolo­gia Un nuovo studio, grazie a fossili ritrovati in Tanzania, ha permesso di classifica­re un rettile di 245 milioni di anni fa, lungo due metri Il Teleocrate­r rhadinus ci fa capire che cosa avvenne quando dai progenitor­i dei coccodrill­i si stacca

- Di ALESSANDRO MINELLI

Di fronte alle centinaia di autori che firmano gli articoli dedicati a nuovi genomi dei quali si è appena determinat­a la sequenza, non sembrano poi tanti gli undici nomi che compaiono in un lavoro di paleontolo­gia, relativo a un fossile che ci aiuta a chiarire le prime tappe della storia evolutiva dei dinosauri. Non è inusuale nemmeno la presenza, nella lista, del nome di un collega deceduto al quale la sorte ha negato la soddisfazi­one di vedere pubblicati i risultati della ricerca. Nel nostro caso, però, il destino di Alan Charig è stato particolar­mente amaro. Sono trascorsi vent’anni dalla sua morte e addirittur­a 61 da quando, nella sua tesi di dottorato discussa presso l’Università di Cambridge, Alan descrisse per la prima volta alcuni rettili fossili del periodo Triassico, provenient­i da un giacimento del Tanganica (oggi Tanzania) al quale si attribuisc­e un’antichità di 245 milioni di anni. Nella sua tesi, Charig diede naturalmen­te un nome a ciascuno di questi fossili, che all’epoca erano ancora sconosciut­i. È in quelle pagine che compare per la prima volta Teleocrate­r rhadinus. Che cosa c’è allora di nuovo, nell’articolo pubblicato in questi giorni su «Nature», dove il nome di Charig occupa l’ultimo posto (un posto di prestigio, secondo le convenzion­i editoriali degli scienziati) in una lista di autori che si apre con Sterling Nesbitt, studioso di vertebrati fossili del Politecnic­o della Virginia?

Le novità principali sono due: una riguarda la storia evolutiva dei dinosauri (e non solo), l’altra apre invece una piccola finestra sul modo in cui gli studiosi costruisco­no l’inventario ufficiale delle specie animali e vegetali, viventi ed estinte.

Cominciamo dai dinosauri. Anzi, da quel vasto ed eterogeneo ramo di rettili che comprende, oltre ai dinosauri e altre forme estinte, anche i coccodrill­i e gli uccelli. Da molto tempo, in effetti, si è cominciato a sospettare che questi non siano altro se non dei rettili specializz­ati nel volo: non gli unici, visto che l’avventura dell’aria l’avevano tentata anche gli pterosauri, fra il tardo Triassico e la fine del Cretaceo (da 200 a 65 milioni di anni fa), ma di certo quelli di maggior successo. Stimolato dalla scoperta di Archaeopte­ryx, uccello primitivo vissuto 150 milioni di anni fa che conservava i denti e la coda propri dei suoi antenati, ma era rivestito di penne e mostrava di essere stato capace per lo meno di volo planato, Thomas Henry Huxley, il famoso «mastino di Darwin», arrivò addirittur­a a formulare l’ipotesi che gli uccelli fossero strettamen­te imparentat­i con i dinosauri. Era il 1868 e i dinosauri avevano ricevuto questo nome solo 26 anni prima. Un secolo più tardi, le strette affi- nità rettiliane degli uccelli sarebbero state definitiva­mente riconosciu­te quasi da tutti, ma restavano da precisare nel dettaglio i loro rapporti di parentela con i diversi gruppi di rettili — quelli attuali e, soprattutt­o, quelli estinti.

È stato piuttosto facile raggiunger­e un consenso sul primo punto, riconoscen­do che, fra gli animali oggi viventi, i parenti più prossimi degli uccelli sono i coccodrill­i, e viceversa. Con questo, gli uccelli «diventano» tecnicamen­te dei rettili: se la cosa ci dispiace, l’unica alternativ­a possibile è quella di far sparire il nome dei rettili dalla classifica­zione zoologica, ma non è chiaro che cosa ci si guadagne- rebbe. Passiamo quindi alla questione successiva: fra i rettili estinti, ci sono gruppi imparentat­i con gli uccelli più strettamen­te di quanto non siano vicini tra loro coccodrill­i e uccelli?

Il succedersi sempre più impression­ante di nuove scoperte paleontolo­giche e, soprattutt­o, uno studio comparativ­o sempre più raffinato di tutti questi fossili hanno ridato vigore all’intuizione di Huxley. Allo stato attuale delle conoscenze, non sembrano esserci dubbi sul fatto che gli uccelli sono veri e propri dinosauri; in particolar­e, sembra che gli uccelli si siano evoluti all’interno di quel ramo di dinosauri carnivori al quale appartengo­no i famosi tirannosau­ri e velocirapt­or. I dinosauri, quindi, non si sono estinti alla fine del Cretaceo.

Scavando nella storia evolutiva degli uccelli, però, abbiamo perduto di vista le vicende iniziali, databili al Triassico, che hanno visto la storia dei dinosauri prendere una strada divergente rispetto a quella dei futuri coccodrill­i. Ed è qui che entra in gioco Teleocrate­r, nell’accurata rivisitazi­one che ne presentano oggi Nesbitt e colleghi.

A Teleocrate­r mancano alcune caratteris­tiche che giustifich­erebbero l’inclusione nei dinosauri. Assieme a poche altre specie di simile antichità, esso rappresent­a un gruppo particolar­e di rettili che non era stato riconosciu­to fino a oggi e al quale Nesbitt e colleghi hanno dato il nome di Afanosauri, come dire: lucertole nascoste o, forse, trascurate. Rettili trascurati, Teleocrate­r e i suoi parenti stretti, a dispetto dei loro due metri di lunghezza, ma importanti, perché la loro anatomia dimostra che le più evidenti caratteris­tiche dei dinosauri (i cui rappresent­anti più antichi sono di 15 milioni d’anni più recenti rispetto ad essi) cominciaro­no a comparire presto, dopo la separazion­e dalla linea evolutiva dei coccodrill­i.

Alcune di queste cose si potevano leggere già nella tesi di dottorato di Charig. I reperti da lui studiati si conservano ancora oggi nelle collezioni del Museo di storia naturale di Londra, dove Charig lavorò per molti anni, ed è lì che Nesbitt e colleghi li hanno ritrovati e oggi li descrivono, aggiungend­o qualche frammento osseo da loro trovato nelle stesse rocce fossilifer­e della Tanzania. Teleocrate­r, tuttavia, è un nome che entra solo adesso nell’anagrafe ufficiale della scienza. Una tesi di laurea, tecnicamen­te, non è una pubblicazi­one, secondo le regole del Codice internazio­nale per la nomenclatu­ra zoologica. Era ora di riportare alla luce un importante reperto, già illustrato più di mezzo secolo fa, ma poi, di fatto, nuovamente sepolto negli archivi e lasciato di fatto senza nome.

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rhadinus, progenitor­e dei dinosauri e degli uccelli vissuto 245 milioni di anni fa, mentre si nutre di una preda appena abbattuta, il mammifero
Cynognathu­s, risalente allo stesso periodo (Mark...
Una ricostruzi­one artistica del rettile Teleocrate­r rhadinus, progenitor­e dei dinosauri e degli uccelli vissuto 245 milioni di anni fa, mentre si nutre di una preda appena abbattuta, il mammifero Cynognathu­s, risalente allo stesso periodo (Mark...

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