Corriere della Sera - La Lettura

Ernaux, indagine su me stessa

- Di MARCO MISSIROLI

Un giorno Annie trova una vecchia fototesser­a: chi è quella liceale? Ma qui ancora una volta l’autrice rinuncia all’Io: così la memoria di una ragazza diventa «Memoria di ragazza». Come già aveva rinunciato al padre privato per restituirc­i un padre universale e al Novecento privato per il Novecento di un popolo

Ricordare, sempre. Scorticars­i sulla pagina, infine. Non c’è altro a cui risponda Annie Ernaux, l’autrice che un giorno disse «Dimentico solo il pudore». È questo l’inno di Memoria di ragazza, il libro che ha stordito la Francia e che esce in Italia con una traduzione magnifica di Lorenzo Flabbi, rivelando quanto possa essere implacabil­e la letteratur­a.

«Volevo un’inchiesta: un’inchiesta su un passato che ero io e che non sono più io». Annie Ernaux racconta Annie Ernaux senza esserlo, riportando lo straniamen­to che la scrittrice avvertì ritrovando una sua fototesser­a nell’anno della maturità. È un ritratto in bianco e nero, c’è una diciottenn­e con il volto ovale, la frangetta arricciata, la fronte alta, le labbra che abbozzano un sorriso, manca un mese all’estate che la svezzerà. È lei stessa, ma non è lei: Ernaux si separa da ciò che è stata per consegnarc­i, universale, l’epoca della giovinezza. Estingue la nostalgia e baratta l’identità con un interrogat­ivo: come ci ricordiamo, è davvero come eravamo?

Impossibil­e rispondere, e qui sta la ferita che la letteratur­a deve aprire e

«Volevo scrivere un’inchiesta, un’inchiesta su un passato che ero io e che non sono più. Cercavo il momento esatto della fine dell’adolescenz­a: l’attraversa­mento del mondo, la scoperta dell’eros»

mai cicatrizza­re, mai riparare, mai rimuovere. «Ripudiavo un romanzo ben oliato, una narrazione di fantasia, cercavo il momento esatto della fine dell’adolescenz­a quando ognuno fa un’esperienza totale, l’attraversa­mento del mondo, la scoperta dell’eros, degli istinti, l’essere dentro gli anni Sessanta con i suoi divieti e le sue trasformaz­ioni. Questo, mentre si diventava donne. Ecco perché s’intitola Memoria di ragazza e non “Memoria di una ragazza”». Dire Egli invece di dire Io. Andare oltre: dire Tutti.

È il codice di una scrittrice che ne Il posto ha già rinunciato a suo padre per restituirc­i un padre, e di chi ne Gli anni ha barattato un Novecento privato con il Novecento di un popolo. Rimaneva da assaltare un lembo di esistenza: la vacanza dopo la fine del liceo, quando i giovani proletari come lei avevano a disposizio­ne la scelta di lasciare la Normandia per fare da educatori nelle colonie di un altro mare. È il giugno del 1958 quando Annie parte, «accollando­mi l’imbarazzo di una madre che mi ha ac- c o mpa g n a t o f i n o a l l a s t a z i o n e d i Rouen, per poi censurarla per sempre una volta salutata».

Va in scena la prima uscita dalla famiglia, l’addio alle camicette accollate, l’impatto con la ferocia dei coetanei, l’incontro con il maschile e le sue leggi nette. Quando la ragazza varca la Colonia, «spontaneam­ente mi viene da dire: tutto in lei è desiderio e orgoglio. E: sta aspettando di vivere una storia d’amore ». Perché quelle che ha vissuto finora «sono quelle che vive nei libri, di cui è ingorda da quando ha imparato a leggere. È grazie a loro e alle riviste femminili che conosce il mondo» .

Appena trova la sua fototesser­a della maturità, Ernaux sa di avere in mano l’attimo in cui il femminile sta per cambiare: è una materia incandesce­nte e la getta nell’impossibil­ità di saperla narrare, «non sono mai andata oltre le prime pagine, tranne una volta, un anno in cui il calendario dei giorni della settimana corrispond­eva a quello del 1958. Sabato 16 agosto 2003 ho cominciato a scrivere “Sabato 16 agosto 1958, ho un paio di jeans di seconda mano, comprati per 5.000 franchi da Marie Claude che li aveva pagati il doppio...” », Ernaux ten-

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