Corriere della Sera - La Lettura
Ai grandi va data una botta come si fa con la lavatrice
più da cattivi esempi che da «signore di buon cuore». Nelle note al testo, lo scrittore rivela di aver tratto ispirazione per il suo protagonista dalle immagini di un libro, A Period of Juvenile Prosperity, e dalla biografia del suo autore, Mike Brodie, detto «Polaroid kid», il fotografo americano che a 19 anni, e per i quattro successivi, ha girovagato con mezzi di fortuna e senza meta negli Stati Uniti, riprendendo i compagni di viaggio, perlopiù homeless, squatter, clandestini aggrappati a un treno, randagi senza biglietto e, sì, molto spesso senza scarpe.
Si capisce dalle prime battute che Ercole avrebbe preferito una famiglia più tradizionale, magari come quella di Viola, la ragazzina dai capelli rossi e le lentiggini, che il mercoledì aiuta la nonna fioraia davanti al Cimitero Monumentale, fa canottaggio e sogna di andare in Cambogia, dove «c’è un tempio. Il più grande edificio religioso del mondo. Si chiama Angkor Wat». Ed è a quel punto che Ercole, deciso a stupirla, si gioca il suo unico asso: «Io invece vorrei andare in Venezuela, a vedere le tempeste di fulmini alla fo- ce del fiume Catatumbo». Mica banale, come desiderio. Tanto, quelli più a portata di mano, come una bicicletta o un cellulare, a lui non sempre portano fortuna. Tanto, lo sa, e ne soffre, ma sarà molto difficile colmare la distanza che separa la sua esistenza da quella di Viola.
Fabio Geda deve aver ascoltato dalla viva voce di qualcuno degli adolescenti «difficili» dei quali si è occupato nella vita reale, certe riflessioni di Ercole: «Mi avevano trattato come fossi stato incapace di capire e così facendo avevano permesso che io trovassi risposte plausibili alle domande sbagliate e il fatto, ecco, è che tutto, nella vita, parte da quello: dalle domande». Il romanzo esplora silenzi e i n co mprensi o n i t r a mondi c h e n o n smettono di girare, di evolvere, di avvicinarsi e allontanarsi; analizza le responsabilità del pianeta di riferimento, quello degli adulti, che talvolta fugge e scompare, senza dare spiegazioni, tantomeno risposte. Tutt’al più spedisce cartoline.
Quando Ercole decide di risalire al mittente si lancia nella ricerca a cavallo di una vecchia bicicletta con l’incoscienza di un bambino ma con il cuore e la mente ormai di un uomo, che vuole capire e magari perdonare. Di sicuro è già pronto a prendersi cura di qualcuno di più fragile. Come, con lui e con suo padre, ha fatto per anni Asia, «l’argine che avrebbe impedito alla mia vita di straripare». Mentre il padre, in nome del libero arbitrio di cui abusa, non aveva saputo fare altrettanto con la madre. Perché Ercole ha imparato che «a volte gli adulti sono confusi. Noi pensiamo che sappiano sempre che cosa è meglio, e invece no, alle volte bisogna dargli una botta come con la lavatrice...».