Corriere della Sera - La Lettura

Credere, disobbedir­e, lottare

- Di PIETRO CITATI

Lorenzo Milani, di cui la casa editrice Mondadori pubblica in questi giorni Tutte le opere (a cura di Alberto Melloni), nacque il 27 maggio 1923, a Firenze, da una famiglia ricca e colta. Il ramo paterno appartenev­a all’alta borghesia fiorentina: quello materno discendeva dal mondo intellettu­ale ebraico russo e mitteleuro­peo. Don Milani non parlò mai, per t ut t a l a v i t a , del l e pro pr i e ascendenze ebraiche. Ma si sentiva pro- fondamente colpevole della ricchezza e della cultura che l’avevano nutrito. Odiava con ferocia la borghesia, di cui pensava di essere erede e complice; e la proprietà agricola e finanziari­a, che voleva abolire.

La sua vocazione religiosa si rivelò relativame­nte tardi. Dopo una giovinezza indifferen­te, torturata dalle malattie, a diciannove anni lesse per la prima volta il testo della messa; e scrisse a un amico: «Ho letto la messa. Ma sai che è più inte- ressante dei Sei personaggi? ». Si mise a leggere i Vangeli e i testi liturgici. Quando diede l’ultimo saluto a un sacerdote moribondo, disse a un amico: «Io prenderò il suo posto». Con la sua abituale violenza fece «un’indigestio­ne di Gesù Cristo»; e cominciò la sua tumultuosa scalata al cielo, negando se stesso con una pervicacia che ricordava quella del tardo Tolstoj. Lasciò una ragazza che amava. Entrò in seminario il 9 novembre 1943: fu nominato sacrestano; le funzio- ni gli piacevano moltissimo. «Quando uno liberament­e regala la sua libertà, è più libero di uno che è costretto a tenersela. Chi regala la propria libertà si libera dal peso di portarla». Amava l’obbedienza: voleva in primo luogo obbedire. Amava la sua tonaca da seminarist­a. Realizzò il proprio sogno diventando prima ostiario e poi sacerdote il 1° aprile 1944.

Non aveva nessun dubbio religioso: detestava tutto ciò che era eretico, o ave-

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