Corriere della Sera - La Lettura
Ciofeca da manuale (letteralmente)
Nel volume primo del «Manuale del romanzo» (che somiglia molto al mitico «Manuale del calcio» di José Altafini) è scritto che negli horror non si deve mai usare la frase: «Il tutto cominciava ad assumere contorni inquietanti». A pagina 34 di Gli eredi di Wulf Dorn leggo: «Robert annuì. Il tutto cominciava ad assumere contorni inquietanti». Nel «Manuale del romanzo» si proibiscono certi dialoghi. Esempio: «Buongiorno, dottore» disse l’infermiera. «Buongiorno» rispose lui. «Come sta?». A pagina 47 di Gli eredi ci si imbatte in questo colloquio: «Buongiorno, dottore» dice l’infermiera. «Buongiorno» risponde lui. «Come sta?». A pagina 56, si fa peggio: «Ti piace il mocaccino? Qui lo fanno particolarmente buono» dice Su «con un sorriso ammiccante» (va da sé che anche i sorrisi ammiccanti sono vietati). «Mi piace il mocaccino» è la risposta. Una regola tassativa del «Manuale» proibisce l’uso dell’avverbio «letteralmente» perché in un romanzo tutto avviene letteralmente, altrimenti che romanzo sarebbe? Ovviamente, a pagina 64 cosa fanno i titoli in grassetto di un giornale? Balzano «letteralmente» davanti agli occhi di chi li legge. Converrete con me che il tutto comincia ad assumere contorni inquietanti. Ed è inquietante pure la fascetta che avvolge il libro: «Oggi Freud e Jung leggerebbero Dorn». Firmato: «Antonio D’Orrico – La Lettura». È il caso previsto dal portentoso «Manuale» nel capitolo «Scorrettezze degli editori» dove si stigmatizza l’abitudine di certi editori (in questo caso trattasi di Corbaccio, Gruppo Gems) di mettere una frase relativa a un libro precedente (e in una versione che non corrisponde alla frase originale) nella fascetta di un libro successivo (naturalmente all’insaputa del firmatario). Stavolta niente voto ma la minaccia di una denuncia penale se nel prossimo libro di Dorn non sarà scritto nella fascetta: «Questo romanzo è una ciofeca (letteralmente)». Firmato ecc. ecc.