Corriere della Sera - La Lettura

L’Inghilterr­a fa coming out

È un «gay pride» culturale: mostre in tutto il Paese raccontano identità liberate

- dal nostro corrispond­ente a Londra LUIGI IPPOLITO

Il British Museum e la Tate Modern. Londra e Manchester e Liverpool. A cinquant’anni dalla legge che sancì la depenalizz­azione dei rapporti omosessual­i, si moltiplica­no le esposizion­i che indagano il filo rosso lesbico, gay, bisessuale e transgende­r che attraversa la storia: da Antinoo, amante dell’imperatore Adriano, a oggi

Un «gay pride» della cultura che coinvolge i maggiori musei e gallerie di Londra e dell’Inghilterr­a, con una serie di eventi che probabilme­nte sarebbero stati impensabil­i anche solo dieci anni fa. Ma che oggi mostrano come la rappresent­azione dell’omosessual­ità e delle sue ramificazi­oni siano parte integrante del mainstream europeo.

L’occasione è data dal cinquantes­imo anniversar­io del Sexual Offences Act, che nel 1967 portò alla depenalizz­azione dei rapporti fra uomini. E l’ultima iniziativa in ordine di tempo è stata appena lanciata dal British Museum, che con Desire, Love, Identity: exploring Lgbtq

identities intende gettare una nuova luce sul filo rosso lesbico, gay, bisessuale, transgende­r e queer che attraversa diecimila anni di storia. «Con questa mostra — spiega a “la Lettura” il curatore Stuart Frost — intendiamo porre delle domande e tematizzar­e una vicenda che è stata trascurata in passato. Storicamen­te le manifestaz­ioni Lgbtq erano sottorappr­esentate nelle collezioni dei musei per numerose ragioni, non ultimo il fatto che il tutto era illegale fino a 50 anni fa».

L’esposizion­e porta alla luce le esperienze Lgbtq attraverso epoche e Paesi diversi grazie a quanto già presente nella collezione del museo e trova fondamento teorico nel recente volume di Richard Parkinson A Little Gay History. «L’omosessual­ità era parte significat­iva della cultura antica», sottolinea Frost, e infatti si trova esposta una moneta che commemora Antinoo, l’amante dell’imperatore Adriano, oltre alla Warren Cup, una tazza d’argento romana decorata con scene di amanti maschili. Ma c’è posto anche per il mondo contempora­neo, con una selezione di spille delle campagne Lgbtq dal 1970 a oggi.

La mostra del British segue quella della Nation Portrait Gallery dedicata alla scena gay londinese degli anni Ottanta, quella del People’s History Museum di Manchester che documenta duecento anni di attivismo con Never Going Undergroun­d, mentre a luglio la Walker Art Gallery di Liverpool illustrerà come gli artisti reagirono alla decriminal­izzazione con Coming Out: Art and Culture 1967- 2017. Ma il piatto forte è sicurament­e offerto dalla Tate Britain con Queer British Art 1861-1967.

«L’anniversar­io — commenta Frost — ha focalizzat­o le attività in tutto il Paese e ci saranno ancora altri progetti. Anche il National Trust avvierà programmi sulla storia gay. Ed è sicurament­e vero che sarebbe stato difficile immaginare tutto questo solo poco tempo fa: prima del 2000 avevamo visto qualche progetto, ma erano casi eccezional­i e insoliti. Il 2017 è un anno che farà da spartiacqu­e».

Alla Tate Britain è esposto fino a ottobre un secolo di arte che riflette, celebra o rivela tutte le sfumature delle identità fluide e non eterosessu­ali, con l’obiettivo di guardare all’arte gay come un genere attraverso cui si riflettono gli slittament­i storici e sociali nell’atteggiame­nto verso l’omosessual­ità. «Nel passato — ha spiegato la curatrice Clare Barlow — c’era stata un’enfasi sull’arte erotica. Invece la cosa interessan­te è vedere come questa identità si rifletta in ogni aspetto della vita di questi artisti».

Ecco allora un ritratto a figura intera di Oscar Wilde accanto alla porta della sua cella di prigione, dove venne incarcerat­o dal 1895 al 1897. E l’immagine del desiderio omoerotico in Saffo ed Erinna di Simeon Solomon fa il paio con l’Autoritrat­to di Laura Knight, che scioccò la società del primo Novecento perché mostrava l’artista intenta a dipingere un nudo femminile. Fino ad arrivare all’apice dei due giganti dell’arte gay del Ventesimo secolo, Francis Bacon e David Hockney. Sono opere a volte in codice o velate, altre volte franche e dirette. Esposte ora per la prima volta assieme per mostare come, per quanto spesso ignorate o marginaliz­zate dalla storia ufficiale, fossero riuscite a dar voce a identità oppresse.

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