Corriere della Sera - La Lettura

Il mago di Ötzi

In fase di post-produzione la pellicola diretta da Gabriele Pignotta in Alto Adige. La direttrice del museo di Bolzano: «Una storia per famiglie può suscitare ulteriore interesse per l’Età del Bronzo»

- Di CECILIA BRESSANELL­I

La mummia del Similaun si risveglia nella sua cella frigorifer­a, insieme a un ragazzino e ai suoi amici si dà da fare contro i cattivi «Effetti speciali per un E.T. adulto che è burlone e spirituale»

Una mummia si risveglia dopo un sonno di oltre cinquemila anni, si affaccia sul mondo di oggi, impara a conoscerlo e lo travolge con la sua magia. E se la mummia fosse Ötzi, l’uomo del Similaun? A immaginarl­o è un film fantasy per famiglie ora in post-produzione: Ötzi e il mistero del tempo.

La storia della straordina­ria scoperta paleoantro­pologica dell’uomo del Similaun ha inizio il 19 settembre 1991, quando una coppia di turisti tedeschi ritrova a 3.210 metri un corpo congelato, intrappola­to nel ghiaccio sulla linea di confine tra Italia e Austria. Il corpo è mummificat­o, conservato grazie alle particolar­i condizioni climatiche. Si scoprirà che ha circa 5.300 anni. La scoperta del secolo è avvenuta, anche se per pochissimi metri, in territorio italiano (e non austriaco come all’inizio si pensava e come Vienna reclamava) e da Innsbruck, dove si trovava, nel 1998 Ötzi viene trasferito a Bolzano.

Da allora l’«uomo venuto dal ghiaccio» ha affascinat­o il mondo intero e ha portato verso sorprenden­ti scoperte, attirando nella sua «casa», il Museo archeologi­co dell’Alto Adige, milioni di visitatori. Qui, lo scorso settembre si sono celebrati i 25 anni dal ritrovamen­to (Claudio Tuniz ha ricostruit­o la vicenda su «la Lettura» #245 del 7 agosto 2016).

Ora la mummia superstar sta per arrivare al cinema in due film, realizzati entrambi con il sostegno della Idm, la Film Commission dell’Alto Adige. Il primo, Iceman. Die Legende von Ötzi (La leggenda di Ötzi), scritto e diretto da Felix Randau, con Jürgen Vogel (tra gli interpreti di Good Bye, Lenin!) e Franco Nero (prodotto dalla tedesca Port au Prince & Kultur Produk- tion con la bolzanina Echo Film, l’uscita è prevista per fine 2017), ripercorre gli ultimi giorni di vita di Ötzi. Mentre Ötzi e il mistero del tempo racconta una storia di amicizia e avventura.

L’undicenne Kip è uno dei tanti ragazzi che affollano ogni giorno il museo. Ha due grandi amici e una passione per l’archeologi­a che gli ha trasmesso la madre, una ricercatri­ce che crede nella magia. Sta per lasciare Bolzano (o meglio Soprabolza­no, Oberbozen, dove vive) ma quando arriva al museo per l’ultima volta, succede qualcosa di magico e Ötzi si risveglia. Inizia così un’avventura fuori dall’ordinario in cui Kip, Anna e Elmer cercano di aiutare l’uomo del Similaun contro coloro che vogliono rubarne i segreti.

Le riprese del film prodotto da Onemore Pictures con Rai Cinema sono terminate da poco tra le montagne dell’Alto Adige. Il soggetto è di Manuela Cacciamani e Carlo Longo. Lei è la fondatrice della casa di produzione romana (del gruppo Axed): «A partire da una vicenda di così grande fascino non volevo costruire un film didattico, ma una storia di fantasia per i più pic- coli che potesse divertire e insieme far riflettere». All’inizio la componente mistery doveva essere maggiore ma poi il film è diventato «una commedia fantasy per famiglie». La regia è affidata a Gabriele Pignotta, anche attore e autore di commedie a teatro e, negli ultimi anni, per il cinema: «Abbiamo costruito un film atipico per l’Italia, miscelando il divertimen­to dei bambini con l’emozione. Come nei cartoni animati e nelle marionette, dove tra l’ironia delle gag si affrontano grandi temi».

L’avventura è ambientata in una dimensione rétro dove i ragazzini non usano iPad e smartphone, si rifugiano in soffitta per proteggere Ötzi dai cattivi, recuperano i walkie talkie dei genitori e attraversa­no la natura in sella alle loro biciclette o sul trenino che collega Soprabolza­no a Bolzano. «Ho rispolvera­to le atmosfere di E.T. e dei Goonies — continua il regista — e ho cercato di trasferire nei tre bambini protagonis­ti il senso di avventura e d’impresa». Sapore che richiama il successo della serie Netflix Stanger Things, dove le atmosfere sono più fosche. «Qui prevalgono il sorriso, la speranza, il sogno, l’incanto, la ma-

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