Corriere della Sera - La Lettura
Vesto, svesto e rivesto gli artisti Meglio i giovani dei divi di un tempo
Prima alcuni anni in Rai, mentre frequentava l’istituto d’arte per moda e costume. Poi, per Laura Viglione — responsabile sartoria e vestizione del teatro Regio di Torino — sono iniziati gli anni ruggenti da costumista teatrale. «Era il 1987 e con l’incoscienza dei 24 anni ho detto sì alla proposta di diventare il riferimento di una delle sezioni più importanti di un teatro che produce grandi spettacoli lirici», racconta. Mario Nasciguerra, direttore di scena di allora (e colonna del teatro) le propose un primo contratto di tre mesi. «E se sono ancora qui vuol dire che mi sono trovata bene e che anche chi mi ha scelto ha creduto nel mio impegno. E nella mia passione». Una passione per i costumi, da tanti anni ormai diventata professione, che Laura Viglione racconta così: «Coordinare professionisti che conoscono le epoche e che conoscono i tessuti, a partire dai miei collaboratori, ma senza dimenticare gli esperti esterni. I quali si rivolgono alle mie sarte sapendo che saranno compresi al volo». Ma Viglione non si ferma qui. «Il mio lavoro consiste nel fare da collegamento tra regista e il costumista, ruolo peraltro che ogni tanto ricopro io stessa. Quando il costumista arriva da me con i disegni e i bozzetti, si scelgono tessuti, sartorie». E poi? «Seguo tutte le prove, compresi malumori, capricci, indecisioni. Senza dimenticare la scelta di calzature e parrucche. Fino all’andata in scena». Capricci? «Nomi non ne faccio ma la vecchia generazione di cantanti lirici è stata decisamente più difficile: tra loro c’erano molti (e molto) divi. Tra i giovani, ho incontrato solo professionisti piacevoli e rispettosi del lavoro altrui. Per me, è la prima cosa».