Corriere della Sera - La Lettura
CHOMSKY RIPASSI LA STORIA D’ITALIA
Linguista americano d’immensa fama, Noam Chomsky gode di notevole prestigio anche per le sue invettive contro la politica estera degli Stati Uniti, dipinti come la potenza più brutale e aggressiva che ci sia. Ma basta verificare che cosa scrive sul nostro Paese per rimanere un po’ interdetti. Dal suo libro Capire il potere, tradotto dal Saggiatore (pp. 601, € 25), apprendiamo che nel 1945 gli angloamericani, giunti nel Nord Italia, «furono costretti a rovesciare il governo che era già stato insediato dalla Resistenza in quelle regioni» e poi sabotarono «le procedure democratiche» per impedire «che vincesse la democrazia». Noi yankee ne abbiamo fatte di tutti i colori agli italiani subito dopo la guerra, incalza Chomsky, «abbiamo riportato i crumiri e la polizia fascista, gli abbiamo tolto il cibo, abbiamo fatto in modo che la loro economia non funzionasse». Quanto al caso tedesco, scrive l’esimio linguista, dovevamo scongiurare l’affermazione di «un movimento socialista unificato», quindi «ci è toccato murare la Germania Ovest dalla parte orientale per impedire che accadesse».
Ecco, il piano Marshall ha affamato l’Italia per fermare i «democratici» stalinisti, mentre il vero muro in Germania lo hanno costruito gli americani per isolare i tedeschi occidentali dal salutare influsso «socialista» dell’Est. Quanto alla guerra di Corea, Chomsky sposa in pieno la versione staliniana degli eventi, accusando i suoi compatrioti di essersi «comportati come i nazisti», con evidente rimpianto per la mancata unificazione della penisola asiatica sotto l’illuminato e pacifico regime oggi retto da Kim Jong-un. Il risvolto di copertina del libro proclama che l’autore «ci insegna a sviluppare il senso critico». Ma di simili lezioni si può fare tranquillamente a meno.