Corriere della Sera - La Lettura

Zac!, via la chioma a mia sorella attrice Da costumista faccio persino questo

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Il colpo da maestro, tre anni fa, quando Adele Bargilli, costumista, non s’è limitata a vestire la sorella Marianella, con un ruolo da attrice protagonis­ta ne L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde, ma «le ho fatto tagliare i capelli, corti da uomo, a lei che li portava lunghissim­i», racconta. «Era più realistico di una parrucca, visto il ruolo». Ha scelto, bontà sua, Marco Perna, uno tra i migliori acconciato­ri del mondo cinematogr­afico, per l’impresa. Adele, 48 anni, toscana di Cecina, ammette di «non avere mezze misure». S’è formata nel mondo della moda, studi rigorosi a Livorno, un primo impiego in un’azienda di Brescia, poi l’avvio di un proprio atelier nel centraliss­imo e storico Palazzo Pucci a Firenze, con l’obiettivo chiaro di «lavorare nel cinema». Lungo la strada è approdata in teatro ed «è stata una straordina­ria emozione». Non è facile, ammette, lavorare con prime donne (gli attori e non solo). Forse il trucco — aggiunge — è «seguire la voce interiore. In generale mi affido all’istinto. E così dedico un tempo limitato alla progettazi­one di un lavoro». E, poi, appena realizzato, appena in scena lo spettacolo, elimina ogni traccia di bozzetto: «Seguo lo spettacolo dalla progettazi­one alla prima. E già quello che ho fatto non mi piace più. Non vedo mai una replica. Anche quando la critica mi loda. Leggo le recensioni, le note di merito, ma vedo tutti i difetti, penso: “Mi stanno prendendo in giro” e butto via tutto, passo al lavoro successivo, sperando di migliorarm­i». Sempre cercando quel tocco di magia e l’eleganza legata alla memoria storica dell’arte della sua Toscana che sono un’inequivoca­bile firma.

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Adele Bargilli (Cecina, Livorno, 48 anni) è costumista e lavora per il teatro

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