Corriere della Sera - La Lettura
Il paradiso kitsch dove giocò Bakunin
La visione notturna di una fanciulla misteriosa sulla spiaggia disegnata da Milo Manara (Luson, Bolzano, 1945), è l’ammiccante immagine di una campagna pubblicitaria di qualche anno fa. «Chissà, forse Francesca da Rimini si è risvegliata», commentava l’autore presentandola alla stampa. Un’icona che sintetizza le aspettative e i desideri dei forzati del divertimento impegnati in happening permanenti ed effimeri in un «paese dei balocchi» che ha radici culturali profonde, custodite gelosamente. Un lungomare kitsch dove cercare assenzio e avventure in nome di un desiderio mai appagato, senza essere minimamente sfiorati dalla storia di un luogo intriso dell’essenza di artisti, poeti anarchici e ribelli per vocazione (qui si consumò il divorzio tra Bakunin e i discepoli di Marx), sognatori melanconici capaci di gesti generosi estremi, abitanti di surreali panorami felliniani, ciclisti che escono dal gruppo in un illusorio weekend postmoderno infinito. ( andrea fanti)