Corriere della Sera - La Lettura

Il rimpianto delle cose mai possedute

- Di LIVIA MANERA

André Aciman ha costruito «Variazioni su un tema originale» concatenan­do cinque racconti che compongono un testo unico sull’eros e — come dice il titolo — sulle sue variazioni. Compreso l’enigma della bisessuali­tà

Raccontare la biografia amorosa di un uomo, dalla pubertà alla soglia della vecchiaia, è un percorso letterario che si può aff rontare pre ndendo di ve r s e strade, da quella rettilinea dell’erotismo a percorsi più complessi e tortuosi. André Aciman, scrittore massimalis­ta dalle suggestion­i proustiane, ha scelto nel suo nuovo romanzo Variazioni su un tema originale la strada delle occasioni mancate, dei malintesi, di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Come a dire, non senza nota struggente: la vita amorosa può essere anche questo, e forse addirittur­a è solo questo.

La distanza e l’esilio sono da sempre il tema di questo autore ebreo nato in Egitto che è cresciuto abbeverand­osi alla cultura italiana e a quella francese, per diventare infine uno scrittore newyorkese (chiamarlo americano sarebbe una grossa imprecisio­ne). Chi conosce la sua opera, sa che la distanza dalla terra amata dello splendido memoir Ultima notte ad Alessandri­a si è trasformat­a in distanza dal passato nel romanzo di formazione erotica Chiamami col tuo nome. Se oggi Aciman torna al tema della distanza in Variazioni su un tema originale, è per mostrarci invece quella che inesorabil­mente separa gli amanti. Non a caso, in un momento di questo ro- sunto amante della sua compagna è un uomo affascinan­te e sicuro di sé che nel corso della serata farà la corte a Paul, non a Maud.

Il terzo racconto è invece incentrato sul corpo, quello liscio e muscoloso di un trentenne newyorkese che Paul spia ogni mattina negli spogliator­i del circolo di tennis dove giocano entrambi prima di andare al lavoro. E il desiderio di quel corpo diventa per Paul l’occasione per macerarsi in un voyeurismo ossessivo che gli impedisce di farsi avanti e accorciare le distanze. «Evito di avvicinarm­i perché voglio avvicinarm­i», si strugge. Anche se paradossal­mente «volere te mi rende felice».

È nel quarto racconto di questo romanzo, ferocement­e sincero nell’affrontare l’enigma della bisessuali­tà, che tutte le storie convergono, ancora una volta in un amore pieno di tranelli, con una ex compagna di università che Paul incontra a intervalli regolari di 4 anni, sempre allo stesso noioso party a New York: una serata che si conclude ogni volta nel monolocale surriscald­ato di lei, in amplessi sublimi che iniziano il venerdì notte e terminano la domenica pomeriggio, senza che vi sia una vera ragione perché i due amanti si separino, al di là del fatto che riescono ad amarsi «con tutti gli organi tranne il cuore».

L’ultimo racconto, in cui il protagonis­ta invecchiat­o corteggia una ragazza «nata l’anno in cui ho smesso di fumare», è un minuetto di piccoli e grandi malintesi a cui non è estranea l’umiliazion­e. Il suo finale a sorpresa obbligherà il lettore a riconsider­are l’intero romanzo da una prospettiv­a imprevista. «Fumare non mi manca», dice Paul con disarmante sincerità alla ragazza, «mi manca chi ero prima di smettere». E mentre quest’uomo che ha imparato ad amare «servendo due padroni», ragiona sul fatto che il rimpianto è il prezzo da pagare per le cose non fatte, e il rimorso il prezzo pagato per averle fatte, Aciman il mago dell’osservazio­ne ossessiva, l’interprete instancabi­le di ogni pensiero fugace che inquina l’innamorame­nto, ogni sospetto, ogni giudizio, ogni certezza e ripensamen­to, ci lascia con l’amara consapevol­ezza che al di là di ogni illusione, l’amore è anche diffidenza, paura, disprezzo, e «il rimpianto non è altro che lo strumento per desiderare cose perdute da tempo, ma in realtà mai possedute».

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